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martedì, 22 Aprile, 2025
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Concordato preventivo aperto da oltre 30anni: appello al Tribunale di Lamezia Terme

*di Francesco Grandinetti“Il mio concordato preventivo dura da oltre trent’anni. Si tratta di un concordato che si sarebbe dovuto concludere nel giro di cinque o sei anni e che invece, a distanza di oltre tre decenni, è ancora pendente. È questa la realtà che mi spinge a rivolgere un accorato appello al Presidente del Tribunale di Lamezia Terme, dottor Giovanni Garofalo. Nel mio intervento non intendo attaccare il Tribunale, ma evidenziare con forza una situazione che ritengo ormai inaccettabile. Riconosco la grave carenza di magistrati che affligge la giustizia italiana, e in particolare quella lametina. Ed è proprio questo vuoto che sta determinando ritardi su ritardi, come dimostra il mio caso, ancora aperto dopo oltre trent’anni. In questo arco di tempo si sono succeduti più di quindici magistrati.

Alcuni di loro, all’epoca della presentazione del concordato, erano appena nati. Ogni volta che un nuovo giudice prende in mano il procedimento, di fatto si riparte da capo, con approcci spesso differenti alla stessa vicenda. Voglio quindi sottolineare un nodo strutturale: l’impossibilità per i pochi magistrati in organico, oberati di lavoro e privi del tempo necessario per analizzare faldoni su faldoni, di gestire direttamente le istanze. Per questo, il parere dei commissari del concordato diventa determinante nell’accoglimento o meno delle richieste da me presentate. E qui si apre un capitolo delicato. Secondo quanto ho potuto constatare, i commissari incaricati avrebbero già percepito, in qualità di acconti, compensi superiori al limite previsto per legge – che dovrebbe oscillare tra i 150.000 e i 750.000 euro circa– arrivando invece a somme intorno al milione e mezzo di euro. Una sproporzione di così notevole entità che solleva giustificati dubbi sull’imparzialità, anche solo inconscia, dei pareri rilasciati dai commissari poiché, al momento della chiusura, dovranno restituire l’eccesso.

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Tenuta delle Grazie 13_6_2024

Tutto ciò getta un’ombra sull’intero iter. Il mio appello finale tocca un tema fondamentale: la dignità umana. Non è accettabile che un procedimento duri trent’anni. È una questione che investe non solo il piano legale, ma anche quello dei diritti fondamentali della persona. Mi rivolgo dunque direttamente al Presidente Garofalo, al quale riconosco sensibilità e attenzione, chiedendo che questa vicenda venga presa in considerazione e finalmente risolta poiché ritengo che ci siano le condizioni affinché la questione possa essere definita anche in meno di un mese nel rispetto dei diritti di tutti”.

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