Concorso per il Sud, si riapre. Alle selezioni si sono presentati meno del 50 per cento degli ammessi in alcune Regioni, fa sapere il ministero della Pubblica Amministrazione, che quindi ritiene di non avere a questo punto abbastanza candidati per coprire i 2800 posti messi a concorsi. Ma questa volta la Funzione Pubblica non vuole correre rischi, e se alle prime prove erano stati ammessi solo 8.582 degli oltre 81 mila che avevano presentato domanda, stavolta vengono ammessi tutti i candidati in possesso dei requisiti minimi, cioè la laurea triennale. In tutto 70 mila candidati: a questo punto le selezioni, che ripartiranno il 22 giugno, dovranno per forza svolgersi su un numero maggiori di sedi (erano state solo sei al primo giro) e diventa improbabile pensare che davvero il concorso possa concludersi nei cento giorni annunciati dal ministro Renato Brunetta, anche se fonti vicine al dossier confermano invece che le procedure si concluderanno entro luglio, senza rallentamenti sulla tabella di marcia stabilita ad aprile.
In prima battuta era stato ammesso. come prevedeva il bando, un numero di candidati corrispondente a tre volte quello dei posti messi a concorso, più gli ex equo. Un numero che si è rivelato inadeguato anche prima di completare la valutazione degli scritti: otterrà il posto (contratto triennale nelle amministrazioni del Sud Italia, legato ai progetti dei Fondi strutturali europei) solo chi supera le prove con un punteggio di almeno ventuno trentesimi. Ma considerate tutte le defezioni, è impossibile pensare che si arrivi così a coprire i 2800 posti del bando.
La decisione di “riaprire” però a ben 70 mila candidati, a partire dal 22 giugno, riporta alla ribalta le critiche sui criteri di preselezione per la compilazione delle graduatorie: sono stati assegnati massimo 10 punti, di cui 4 per i titoli di studio e 6 per i titoli professionali, una modalità che, hanno contestato addetti ai lavori, organizzazioni studentesche e sindacati, svantaggia fortemente i giovani neolaureati.