Catanzaro – “‘Quanto lontano riuscirai ad arrivare nella vita dipende da come hai saputo trattare con delicatezza i piccoli, con comprensione gli anziani, con partecipazione i sofferenti, con pazienza deboli e forti. Perché un giorno tu sarai stato un po’ di tutto ciò'”. Sono parole di Mons. Vincenzo Bertolone presidente della Conferenza episcopale calabra.
“Suona lontana e pure involontariamente stonata la riflessione dell’educatore statunitense George Washington Carver in giorni in cui, con la preoccupante diffusione del coronavirus e l’impazzare di un incontrollato profluvio di notizie – aggiunge – si è portati quasi a tirare un sospiro di sollievo di fronte alla constatazione che la malattia che s’avanza, alla fine, provocherà il decesso di anziani già seriamente ammalati, fino quasi a considerarlo un sacrificio accettabile. Piuttosto, quel che accade è solo l’ennesimo segno del germe dell’individualismo, dal quale nascono i frutti dell’egoismo. Pure per questo, mai come quest’anno, la Quaresima che oggi inizia pare più che altro un tempo di quarantena, in cui all’unione si privilegia – pure simbolicamente – la separazione: gli unti, gli infermi e le prede della nuova peste da una parte, tutti gli altri sulla sponda opposta. Accade questo, e molto di più: l’uso distorto dei mezzi di comunicazione scaccia le parole di verità ed esalta il trionfo della chiacchiera”.
“La sacralità della vita umana – sottolinea Mons. Bertolone -diventa un valore di mercato, come una qualunque merce. La politica cede il passo ai litigi di basso profilo e alle demagogie del capro espiatorio, dell’untore occulto, della vittima predestinata. È il sintomo della vulnerabilità e fragilità della natura umana che, paradossalmente, smentisce l’assunto sul quale la società contemporanea – che si crede invincibile, ricca di arsenali militari, con l’illusione di essere signora assoluta della vita – si ritrova impotente di fronte all’attacco di un virus invisibile, e certifica che l’assuefazione al pensiero di una visione tecnica assolutistica dell’esistenza (come se l’immunità dalla malattia e dalla morte fosse soltanto questione di tempo e di mezzi) ci rende ogni giorno più indifesi nel corpo e nello spirito. Il trapasso del principio di responsabilità solidale, insomma, porta a varcare il confine con l’indifferenza irresponsabile, anticamera della paura ingestibile che in queste ore ha intaccato le certezze di ognuno”.
“Per fortuna, c’è la Quaresima- dice Mons. Bertolone – che invita ad incontrare Cristo che illumina le menti degli uomini e dà senso e pace al loro cuore smarrito: il suo esempio può tornare utile nella lotta contro gli idoli, per provare a smettere di fare il male e tornare a seminare il bene che non si fa. Per il mondo intero è la differenza che può fare la differenza. Per i cristiani, è un modo per ricordarsi di essere davvero tali perché, in fondo, richiamando Jean Jacques Rousseau, fare del bene ‘è la vera felicità di cui il cuore umano può godere'”.
Vincenzo Bertolone