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venerdì, 27 Dicembre, 2024
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Cosenza: 3 musulmani producono ostie per i fedeli cristiani

Sì, sono musulmano, ma non ho nessun problema a fare questo lavoro. Anzi lo vivo come un’occasione per ringraziare la religione del vostro Paese, il Paese che ci ha accolto“.

Il lavoro in questione che Madi, 20 anni di origine senegale, racconta a Vanity Fair è quello di sfornare le ostie da distribuire in chiesa.

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Tenuta delle Grazie 13_6_2024

Lui nel paese da cui è scappato ha studiato economia ed è partito perché aveva “voglia di libertà e di nuove opportunità“. In Italia ha iniziato a frequentare un corso per la produzione di pasta fresca artigianale e un tirocinio in un supermercato  con la promessa di un’assunzione. Il suo obiettivo è quello di diventare un imprenditore e la produzione di ostie sembra essere un progetto interessante. “Sono concentratissimo e se sono venuto in Italia è per fare qualcosa in cui credo“.

Insieme a lui ci sono anche due ivoriani e anche loro, come Madi, sono arrivati dalla Libia. “Ho tanta voglia di lavorare, so che ce la farò. Speriamo che con le ostie ci aiuti anche il vostro Dio” dice anche Sadia, 21 anni.

In questa storia però c’è soprattutto un calabrese, Umile Trasi, artigiano e commerciante, che produce ostie artigianali nel suo negozio di articoli religiosi nei pressi della Cattedrale di Santa Maria Assunta a Cosenza.

C’è una grande concorrenza sulle ostie, ma anche una grande richiesta. Un tempo questa produzione era gestita da una congregazione di suore nata proprio per questo scopo, e in ogni diocesi c’era un laboratorio. Poi, con la crisi delle vocazioni, il mercato è cambiato. È arrivata la grande industria che le esporta in tutto il mondo, ma c’è spazio per un prodotto di nicchia e di qualità, fatto con farine artigianali e con il valore aggiunto di tre ragazzi musulmani disponibili a realizzare il simbolo della religione cristiana. Partiamo già forti di un collegamento stretto con la diocesi di Cosenza che ci permette la distribuzione di ostie in tutto il suo territorio, racconta l’artigiano calabrese a Vanity Fair.

Con mia moglie lavoravamo anche di notte, un mestolo dopo l’altro, per soddisfare la richiesta. Poi ci siamo stancati, sono arrivate le ostie industriali, dove da una parte metti il sacco di farina e dall’altra ti vengono fuori le buste già chiuse. Arrivano dalla Polonia, ma sono un’altra cosa rispetto a quelle artigianali“.

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