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domenica, 26 Gennaio, 2025
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Neonata rapita, Acqua Moses è stato scarcerato

Ha lasciato il carcere di Castrovillari nella serata di venerdì Moses Omogo Chidiebere, di 43 anni, senegalese, che era stato fermato insieme a lei nel momento del ritrovamento della piccola Sofia nell’appartamento della coppia a Castrolibero, centro limitrofo a Cosenza. La Gip del tribunale di Cosenza, Claudia Pingitore, su conforme parere del sostituto procuratore della Repubblica, Antonio Bruno Tridico, ha disposto la scarcerazione del marito di Rosa Vespa che “ha fatto tutto da sola” la sera di martedì scorso sequestrando nel tardo pomeriggio dello stesso giorno la piccola Sofia, neonata di un solo giorno, sottraendola con uno stratagemma alla madre nella clinica “Sacro cuore”. Rosa Vespa avrebbe, in sostanza, ideato e messo in atto in modo del tutto autonomo il sequestro di Sofia, ingannando tutti, parenti, amici e persino il marito, che sarebbe stato davvero convinto della gravidanza della moglie La già incredibile vicenda del sequestro di Sofia assume così toni ancora più clamorosi con la scarcerazione del marito di Rosa Vespa, che sarebbe caduto in pieno nel tranello ordito dalla moglie. “Il mio assistito – ha detto l’avvocato Gianluca Garritano, difensore del senegalese – è stato creduto totalmente dai magistrati perché lui stesso ha ritenuto credibile la gravidanza portata avanti dalla moglie. Ci sono anche delle foto che ritraggono Moses mentre bacia la pancia della moglie. Rosa Vespa aveva un pancione credibile che la faceva sembrare incinta ed ha mostrato al marito anche una lettera di dimissioni dalla clinica che l’uomo ha ritenuto fosse vera”.

Restano molti, comunque, i punti da chiarire nella dinamica dei fatti. Uno dei quali riguarda, senz’altro, le varie fasi in cui si é concretizzato il sequestro di Sofia. Già il fatto stesso che Rosa Vespa abbia potuto entrare indisturbata nella clinica, munita di un ovetto, e ne sia poi uscita insieme al marito, ha dell’inverosimile. Nessuno del personale della clinica ha chiesto conto alla donna, e tanto meno al marito, di cosa stessero facendo all’interno della struttura. Ed il fatto é ancora più grave se si pensa che se qualcuno avesse fermato la donna e le avesse chiesto cosa ci faceva nella clinica, anche il marito di Rosa Vespa avrebbe scoperto l’inganno e tutto si sarebbe risolto molto prima. Il caso ha voluto, per fortuna, che Moses Omogo Chidiebere si sia recato nella clinica insieme alla moglie con la sua auto, a dimostrazione ulteriore della sua buonafede. Le immagini della vettura riprese dalle telecamere della clinica, ed in particolare della targa, hanno consentito di individuare nel giro di poche ore l’abitazione in cui era stata portata la piccola Sofia, interrompendo la festa per l’arrivo del “nuovo arrivato”, spacciato appunto per un maschietto perché come tale era stato annunciato, che era stata organizzata, alla presenza di numerosi parenti e amici della coppia.

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Resta da vedere, adesso, quale sarà la linea difensiva di Rosa Vespa dopo che la sua posizione, a seguito della scarcerazione del marito, si é obiettivamente aggravata. C’é da capire, inoltre, se e quando sarà presentato un ricorso al Tribunale della libertà per chiedere la revoca dell’arresto della presunta sequestratrice.

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