“La storia dell’uomo è costellata di disastri e situazioni critiche, causati da infezioni batteriche o virali. Tante epidemie l’hanno scandita e determinata da sempre”, e continueranno a farlo perché “non dimentichiamo che virus e batteri hanno un ruolo ecologico, evoluzionistico e di selezione naturale. In questo senso credo che prepararsi a nuove, future emergenze sia un giusto richiamo” il messaggio sul quale focalizzarsi tra le dichiarazioni di Bill Gates al ‘Financial Times’. Così il virologo Fabrizio Pregliasco, docente all’università Statale di Milano, commenta all’Adnkronos Salute le parole del miliardario e filantropo, che in un’intervista ha avvertito sulla possibilità che la pandemia di Covid venga alimentata da varianti più ‘cattive’ di Sars-CoV-2 e ha esortato i leader mondiali ad attrezzarsi per far fronte ad altre crisi sanitarie.
Se il fondatore di Microsoft calcola nel 5% la probabilità che l’attuale pandemia possa doverci ancora riservare il peggio, secondo Pregliasco la stima “è discutibile”. Però “io credo – ribadisce l’esperto – che quello di Gates sia un giusto richiamo all’importanza di imparare la lezione di questi anni”. Non solo pianificando risposte efficaci e tempestive alle emergenze che verranno, ma anche “attuando tutte quelle attività di coordinamento e condivisione di informazioni che sono e continuano a essere cruciali contro Covid. E’ importante fare tesoro delle esperienze acquisite – raccomanda il direttore sanitario dell’Irccs Galeazzi di Milano – e capire come l’interconnessione e lo scambio di dati sia fondamentale per prepararci” a sorprese future.
Nessuna sorpresa invece per il virologo dai segnali di allarme che arrivano dal Sudafrica dove si inizia a parlare di quinta ondata, e da New York che ha alzato il livello di allerta da basso a medio e valuta un nuovo giro di vite sul fronte mascherine. “Andamenti oscillanti – spiega Pregliasco – sono prevedibili con un virus contagiosissimo come questa variante Omicron, che ha un indice di trasmissibilità R0 di 15, contro il 7 di Delta e il 2,5 del Sars-CoV-2 originale”. Così “è difficile controllare questa malattia” avendo un’idea precisa dei numeri veri. Perché “in Italia, come in altri Paesi – sottolinea l’esperto – i casi reali potrebbero essere il doppio se non quasi il triplo di quelli noti”.
Vanno infatti considerati “i tantissimi casi asintomatici” che non finiscono nei conteggi ufficiali, “asintomatici o paucisintomatici di per sé – precisa il medico – o perché interessano persone vaccinate” che si infettano senza sviluppare forme gravi. Calcolando questa quota sommersa, “si può stimare che un 40-50% delle persone abbia avuto Sars-CoV-2”. C’è poi da ricordare che “questa infezione non conferisce una protezione per la vita” dalla probabilità di ricontrarla, e dunque “ogni contatto interumano un certo rischio più o meno alto continua ad averlo. Ma o stiamo con la mascherina Ffp2, a distanza e disinfettati per sempre – riflette il direttore sanitario dell’Irccs Galeazzi di Milano – o impariamo a conviverci come facevamo con altre infezioni, sperando anche nel contributo dei farmaci per riuscire a ridurre gli effetti più pesanti della patologia”.
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