Conoscete la straordinaria opera di Pirandello? Mi riferisco ad uno dei suoi romanzi più curiosi e più enigmatici: “Uno, nessuno e centomila”. La storia, unica nel suo genere, inizia con un evento fortuito e apparentemente insignificante, per poi penetrare in questioni di grande spessore. Vitangelo Moscarda, il protagonista, scopre un dettaglio che gli fa notare la moglie, e che insinuerà in lui le prime ossessioni: il naso storto, un dettaglio di cui non si era mai accorto prima. Questa piccola, ma significativa coincidenza, innesca in lui una serie di ragionamenti che lo inducono alla consapevolezza di non essere per gli altri ciò che egli è per se stesso. Da quel momento inizia a compiere delle azioni che per lui hanno senso, ma che agli occhi degli altri appaiono come segni estremi di follia. Un susseguirsi di eventi e follie iniziano a segnare profondamente la sua esistenza, fino a quando Moscarda scopre di non conoscersi abbastanza, di non essere una persona, di indossare centomila maschere, una per ogni persona che conosce, e una anche per se stesso. Egli è uno, tanti, e allo stesso tempo nessuno. Crisi dell’identità. In questo inarrestabile monologo interlocutorio si coglie il senso del male e della follia, ma anche della svolta e del cambiamento. Un’ imponente e significativa presa di coscienza lo porta ad allontanarsi da “tutte le rabbie del mondo”, che sono, a suo avviso, i soldi, l’eros e la violenza, e a realizzare un “ospizio di mendicità” dove accogliere i poveri e i bisognosi.
Questa scelta, drastica, ma significativa, determinerà un cambiamento radicale: egli rinuncerà a qualunque possedimento e rapporto sociale pur di ritrovare un contatto diretto, essenziale e pacifico con tutte le cose semplici intorno a sé. Il romanzo pirandelliano,
introspettivo, che rispecchia fedelmente la psicologia dell’autore, è uno spaccato in cui convergono analisi e riflessioni di notevole interesse. Le teorie di Pirandello, complesse e significative, si fondano su concetti che hanno un profondo senso logico. Un approfondimento sarà presto elaborato e integrato da più letterati. Intanto, ho apprezzato fortemente, il contributo del professore Tommaso Cozzitorto, autore di diverse e interessantissime opere: “Palcoscenico”, Along the way”, “Intro”, “Una roccia in mezzo alla baia”, “Lamezia e non solo magazine, 25 anni insieme”. La sua interpretazione, ricca di spunti, offre una lettura significativa. Pirandello, introduce Cozzitorto ha avuto la capacità di “entrare” in ogni essere umano di ogni tempo. Ci ha sferzato con la sua verità, sbattuta in faccia senza ipocrisie, in modo anche duro e implacabile, riuscendo a leggere, nella sua analisi introspettiva della natura umana, indirettamente, anche la società del futuro, quella di oggi: guardiamoci, anime vaganti supersocial disperati in cerca di una identità, “uno, nessuno, centomila”, drammaticamente inconsapevoli a causa degli oceani di ignoranza venduti all’apparenza in cui nuotiamo, facendo strage, giorno per giorno, del nostro mondo interiore. Pirandello ha descritto il nostro essere sentimento del contrario immerso in un tragico circo, follie organizzate, il relativismo della condizione umana.
Non concordo pienamente su lui, precisa il professore, sul concetto di casualità, in quanto la coscienza umana potrebbe essere una efficace arma di difesa e di miglioramento, però, grazie a lui, abbiamo facoltà di leggere altissime pagine di letteratura in cui vediamo disintegrarsi il pregiudizio e l’inganno partendo dall’ancestralità della psiche umana, (qui si sente pienamente la cultura mitteleuropea che è in lui, e i suoi legami con Kafka). Immagino, conclude Cozzitorto, il sarcasmo del nostro nel vedere vetrine e insegne luminose e vuote, in centomila girandole, in un vortice velocissimo. Ci sembra un’unica girandola, e poi, niente. Chi vive, quando vive, non si vede. Vive. Se uno può vedere la propria vita, è segno che non la sta vivendo più, ma la subisce. La trascina.
Sapete cosa significa amare l’umanità? Significa soltanto questo: essere contenti di noi stessi. “quando uno è contento di se stesso, ama l’umanità”. Luigi Pirandello.