«Mia figlia non può essersi ammazzata. L’hanno trovata in bagno con il tubo della doccia avvolto attorno al collo, ma lei non l’avrebbe mai fatta una cosa del genere». È sconvolta Rosa Sainato, mamma di Maria Cristina Pugliese, 27 anni, trovata morta nel tardo pomeriggio di domenica 1 dicembre nell’appartamento in cui da pochi mesi viveva con il compagno, in via Marinetti 34, a Caldiero, nel Veronese. «Perché non lo scrivete?», si chiede angosciata. Il suo appello giunge in redazione poche ore prima che i contorni della tragica vicenda che si è consumata tra sabato e domenica, in un quartiere di palazzine a due piani, prendessero forma, preceduti dalle voci di chi aveva sentito il via vai di sirene dei carabinieri e del 118, e in paese parlava dei litigi avvenuti in passato in quell’appartamento – anche quel sabato sera, vicino al bowling – tra Cristina e Marco Cristofori, 40enne, ora iscritto sul registro degli indagati della Procura della Repubblica di Verona per il delitto di omicidio volontario.
I fatti
Una nota firmata dal procuratore della Repubblica di Verona, Raffaele Tito, e diffusa ieri pomeriggio, informa che nel tardo pomeriggio di domenica i militari della Stazione dei carabinieri di Trengago e della Aliquota radiomobile della Compagnia carabinieri di San Bonifacio sono intervenuti a Caldiero, dove il 40enne, residente in paese, aveva segnalato di aver rinvenuto il corpo esanime della compagna che si sarebbe suicidata in bagno, utilizzando il tubo flessibile della doccia. Dopo i primi accertamenti, continua la nota, i carabinieri hanno informato la Procura della Repubblica, che ha assunto la direzione delle indagini disponendo tutti i conseguenti accertamenti per ricostruire l’esatta dinamica dell’evento, alla presenza del sostituto di turno, dottoressa Elisabetta Labate, e avvalendosi anche del medico legale. Al termine è stato disposto il sequestro dell’abitazione e della salma, trasferita all’istituto di medicina legale di Borgo Roma. «Sentite alcune persone informate sui fatti», conclude la nota della Procura, «è stata disposta l’autopsia e al fine di consentire al compagno della donna deceduta di poter esercitare tutte le garanzie di legge il medesimo è stato iscritto sul registro degli indagati per il delitto di omicidio volontario».
Il racconto del fratello
Appostato in via Marinetti, domenica dalle 21 e fino a dopo mezzanotte, è rimasto – frastornato dopo una giornata di preoccupazione crescente – anche Rocco Pugliese, 28 anni, fratello di Cristina, in attesa di dettagli che sembravano non arrivare mai. «Domenica mattina», racconta, «ho ricevuto un messaggio di Marco Cristofori, il compagno di mia sorella che io non avevo mai voluto conoscere: mi chiedeva se l’avevo vista. Mi è sembrato strano, non ci frequentavamo. Cristina di solito passava a trovarmi in officina qualche mattina, mai con Marco». Insieme a Rocco, davanti all’abitazione dove erano in corso gli accertamenti di carabinieri e scientifica, anche papà Natale, più tardi sentito in Stazione dai carabinieri.
La vittima, il lavoro e l’amore con Marco
Cristina, che aveva una bambina di poco più di cinque anni, fino a qualche mese fa viveva a Soave con il fratello e il padre. Originaria della Locride, era arrivata nel Veronese ormai 24 anni fa. Svolgeva due lavori, come commessa alla Lidl di Arcole, in un paese dell’est veronese e saltuariamente come barista proprio a Caldiero. Sembra che l’amore con Marco fosse nato proprio così, al bancone del bar. Dopo alcuni momenti difficili, secondo i familiari aveva ritrovato energia, si stava dando da fare, anche per la sua piccola. Rocco riprende il racconto di domenica: «Marco quella mattina aveva mandato un messaggio anche all’ex compagno di Cristina, altrettanto inusuale. Così ho cominciato a preoccuparmi davvero. Ho cercato di contattarla varie volte durante la giornata e poi alla sera, dopo che non mi rispondeva più nessuno, nemmeno Marco, con papà siamo andati a cercarla a casa, a Caldiero.
La terribile scoperta
«Ci siamo trovati davanti ai lampeggianti, ai militari. Non ci lasciavano entrare». Rocco chiedeva informazioni a chi usciva dall’abitazione, e un pezzo alla volta si è fatto un’idea. «Abbiamo saputo che c’era stata una lite davanti al bowling del paese quel sabato sera. Che la borsetta di Cristina è rimasta nell’auto di Marco. Che in casa c’era un tavolino rotto. E poi, mi domando, come ha fatto a strangolarsi da sola con il tubo della doccia? È impossibile. Oltretutto, davvero, lei un gesto simile non l’avrebbe mai compiuto». Sullo sfondo l’impressione – riportata da mamma Rosa che vive a Varese e di recente con la figlia aveva avuto solo contatti telefonici – che il nuovo compagno stesse via via allontanando Cristina dal resto della famiglia. Il 40enne, operaio in una vetreria rimasto vittima di un infortunio alla mano, domenica avrebbe cercato notizie di Cristina anche in un bar del paese. Fino al tragico ritrovamento nel bagno di casa e all’allarme, partito verso le 18.
Le indagini
Sulle anomalie emerse durante i primi accertamenti si concentrano ora le indagini. «Ci sono diverse incongruenze», afferma l’avvocato vicentino Davide Osti, nominato da Rocco e Natale Pugliese a rappresentarli, «lunedì pomeriggio è stato disposto l’esame autoptico, affidato al medico legale Francesco Ausonia, mentre i miei assistiti non hanno voluto un consulente di parte. Attendiamo gli esiti, poi vedremo. Sono state sentite delle persone, ci sono i tabulati telefonici». Anche Marco Cristofori ha nominato un proprio legale di fiducia, l’avvocato veronese Filippo Vicentini, il quale si limita a dire: «Nei confronti del mio assistito non è stata emessa nessuna misura». Ora si attende l’esito dell’autopsia.
(Fonte: larena.it)