Crotone – Prosegue il processo sul pestaggio di Davide Ferrerio, il giovane bolognese aggredito e ridotto in fin di vita l’11 agosto scorso. Il Gup del Tribunale pitagorico ha emesso una sentenza di non luogo a procedere, a conclusione dell’udienza preliminare, per Alessandro Curto, l’uomo di 32 anni di Petilia Policastro, indagato di concorso anomalo in tentato omicidio. Curto è l’uomo che aveva inviato il messaggio «ho una maglietta bianca» che ha causato lo scambio di persona con Davide che è stato poi picchiato da Nicolò Passalacqua il cui processo, per tentato omicidio, arriverà a sentenza il 21 aprile nel processo con rito abbreviato. Il messaggio era stato inviato alla minorenne con la quale Curto aveva avviato contatti social e che l’11 agosto lo aspettava per il primo appuntamento. Appuntamento al quale la ragazza si era recata insieme alla mamma e a un gruppo di familiari alla cui vista Curto si è defilato inviando il messaggio.
Nel corso dell’udienza – durante la quale è stato acquisito l’interrogatorio di Passalacqua nel processo svolto il 6 aprile – il procuratore della Repubblica Giuseppe Capoccia con una memoria – redatta dal pm Pasquale Festa titolare delle indagini – basata sugli aspetti giuridici, ha chiesto il non luogo a procedere sostenendo che nel comportamento di Curto non c’era il dolo ravvisato «ma non chiarito» dal gip che aveva chiesto l’imputazione coatta e di conseguenza neppure il concorso anomalo in tentato omicidio. La tesi della Procura è stata sposata anche dall’avvocato di parte civile che rappresenta il Comune di Crotone, Jacopo Abruzzo, dopo che era stata rigettata la sua richiesta di ampliare l’imputazione al reato di sostituzione di persona. Curto, infatti, aveva iniziato la relazione via social utilizzando un falso profilo con il nome di un ex fidanzato della ragazza.
Il difensore dell’imputato, l’avvocato Renzo Cavarretta, riprendendo le intercettazioni eseguite dalla Squadra mobile in questura tra Curto ed alcune parenti della ragazza, ha sostenuto che il suo assistito «non aveva avuto sentore di pericolo quella sera» e che non sapeva che la giovane fosse minorenne. Gli avvocati della famiglia Ferrerio, Gabriele Bordoni e Fabrizio Gallo (in aula c’erano Luca Portincasa e Agnese Garofalo) si sono opposti ribadendo che senza quel messaggio non ci sarebbe stato il pestaggio di Davide.