“Non ordinare una ‘ndrangheta come dessert”. Con questo discutibile slogan i creativi dell’Università cattolica di Leuven in Belgio promuovevano i corsi di italiano dell’ateneo, ma l’ironia non è piaciuta alla comunità italiana residente nel paese, che ha interessato l’ambasciatore Francesco Genuardi ottenendo la rimozione dei cartelloni pubblicitari. La citazione della ‘ndrangheta, fenomeno dal nome folkoristico, era forse parsa un divertente gioco di parole per invitare i corsisti ad imparare la lingua italiana e non incorrere al ristorante nell’imbarazzante gaffe di scambiare l’organizzazione criminale calabrese per un innocuo dolce. Senza dire delle allusioni a uno dei mestieri tradizionalmente associati agli emigranti italiani del Sud, ovvero camerieri, cuochi e ristoratori. Da qui il doppio senso sull’iconografia cinematografico-letteraria che vede questo ambiente come teatro di sparatorie mafiose ma soprattutto il riferimento alla strage di Duisburg, avvenuta proprio in un ristorante. Possibile che i pubblicitari dell’università belga non ci abbiano pensato? La considerazione più ovvia è che l’idea della campagna sia invece stata costruita proprio sui luoghi comuni legati alla ‘ndrangheta, facendone un vergognoso spot offensivo per gli italiani e soprattutto i calabresi. Il caso, sollevato da alcuni studenti di Bruxelles, era stato segnalato anche dall’Art Directors Club Italiano, associazione dei pubblicitari italiani, con dura condanna del presidente Vicky Gitto: “La comunicazione, soprattutto in un’epoca come la nostra dove tutto è velocissimo e virtuale, è mestiere serio e facili scorciatoie per ottenere un po’ di visibilità, soprattutto quando giocano su valori e dignità dei popoli, non devono essere utilizzati neppure per scherzo”.
Insomma, ancora una volta dopo la pubblicità di EasyJet che raffigurava la Calabria come luogo demodé e fuori dal mondo, vivacizzato soltanto da mafia e terremoti, sebbene indirettamente questa regione diventa nuovamente testimonial in negativo. Una critica opposta aveva invece colpito il massmediologo Klaus Davi, che la scorsa estate era stato autore per i sindaci della Locride, di una campagna pubblicitaria che proponeva di visitare il territorio denigrando le zone del Nord, ritenute pericolose per la salute a causa dell’alto tasso di inquinamento e dove la scelta di evocare il distanziamento sociale impossibile delle turistiche Jesolo e Rimini, aveva fatto ipotizzare anche una diffamazione sul fronte del rischio Covid. Una vicenda che ebbe pure uno spin off polemico quando Open, il quotidiano on line fondato da Enrico Mentana, nel dare la notizia dello spot di Davi, aveva usato un’immagine di Isola Capo Rizzuto, spingendo la sindaca Maria Grazia Vittimberga, a protestare.
Quando invece siamo noi a volerci promuovere con dispendio di denaro pubblico i risultati non sono migliori, dalla creazione della star Oliviero Toscani con i suoi giovani calabresi felicemente autodenunciati come terroni, allo spot con i Bronzi di Riace animati che discutono in un tamarrissimo dialogo dialettale, fino al costoso cortometraggio di Gabriele Muccino ambientato in una Calabria di cinquant’anni fa infarcita di cliché copiaincollati da un generico immaginario meridionale.
Contro EasyJet ci fu un esposto del Codacons, in questo caso il rettore dell’ateneo di Leuven si è scusato facendo sparire i manifesti. “Ovviamente – ha dichiarato – non vi è mai stata intenzione di ferire nessuno. Lo slogan aveva lo scopo solo di colpire gli studenti e nel ritirarlo esprimiamo rammarico per le questioni indesiderate sollevate all’interno della comunità italiana in Belgio”. Adesso dovranno trovare un altro sistema per convincere gli studenti a imparare l’italiano, anche se da qui ci fossimo fatti una risata alla faccia delle vittime di ‘ndrangheta, non sembra molto attraente l’idea di una lingua che mette a rischio di essere giustiziati mentre si cena al ristorante.
Isabella Marchiolo