“Ma, davvero c’è chi pensa che l’emergenza “devianza minorile” sia risolvibile dallo Stato? Davvero ci si vuole lavare le mani alla maniera di Ponzio Pilato immaginando chissà quale Cristo individuare e crocifiggere addossandogli responsabilità? No, le responsabilità sono delle famiglie, dei genitori sempre meno educatori, sempre meno vigili, sempre più deleganti. Per questo esiste la figura del Garante, altrimenti non ci sarebbe alcun motivo”: è quanto dichiara il sociologo Antonio Marziale, Garante per l’Infanzia e l’Adolescenza della Regione Calabria, in relazione ai recenti accadimenti di violenza accaduti a Scalea e Cosenza con protagonisti anche minorenni.
Per Marziale: “In un periodo così anomico (caratterizzato da anomia, ndr), privo di riferimenti certi, questi ragazzi sono smarriti. Istituzioni in crisi, religione in crisi, giustizia in crisi, tranne i social, i videogiochi e certe produzioni cinematografiche che vanno per la maggiore e risolvono le trame con l’esercizio della violenza. Senza alcuno che filtri è facile per loro emulare, immaginando che si faccia così. Quando spesso anche papà e mamma sui social pensano a fare i fighi o litigare. A cosa possono attingere come esempio?”.
“Tornare ad esercitare autorevolezza in casa – spiega ancora Marziale – è la chiave di volta, tornare ad esercitare il difficile ruolo di genitori. Un antico detto recita “se hai voluto la bicicletta, pedala” e niente di meglio calza. I figli sono una responsabilità ed almeno fino ai 18 anni devono essere accuditi. Niente deve scappare ad un genitore, con chi escono, dove vanno e a che ora tornano a casa”.
Il Garante così continua: “Anche la scuola, impegnata sul fronte dell’evoluzione tecnologica, prima di evolversi sul digitale come fosse il mondo dei mondi, torni ad educare sulle norme “umane” basilari e a selezionare la classe docente valutando con metodi più profondi dei quiz a crocetta”.
“Se famiglia e scuola non si danno una regolata, sarà una guerra persa – conclude il Garante – perché questi ragazzi il primo impatto col mondo lo acquisiscono attraverso loro. Ma anche qui stendiamo un velo pietoso, perché fra gli interventi maggiormente segnalatemi vi è proprio un costante scollamento tra le due primarie agenzie di socializzazione”.