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giovedì, 28 Novembre, 2024
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Diana a 18 mesi morta di stenti, la madre Alessia Pifferi ha chiesto dov’è sepolta

Alessia Pifferi ha chiesto di avere in carcere un foto della figlia Diana, che ha abbandonato per sei giorni lo scorso fine luglio causandone la morte. Lo ha detto la sua avvocata Solange Marchignoli al termine dell’udienza dell’incidente probatorio. “Mi si e’ avvicinata all’orecchio e mi ha sussurrato ‘Voglio una foto di Diana’”, ha riferito ai cronisti la penalista. La donna di 37 anni, accusata dall’omicidio pluriaggravato della figlia di quasi 18 mesi, non ha chiesto una foto precisa. Ha solo detto di chiedere l’immagine a una delle baby sitter che in alcuni casi si prendevano cura della piccola. “È in difficoltà perché nella sua mente si sta schiarendo la storia. Sta cominciando ad elaborare. Comunque – ha concluso la legale – in qualche modo vedrà i nostri consulenti per gli esami neuroscientifici».

Intanto, sono stati dati novanta giorni di tempo per svolgere la perizia sul biberon e gli altri oggetti della piccola di 18 mesi morta di stenti. Il termine e’ stato indicato dal gip di Milano, Fabrizio Filice, che ha fissato per il 30 gennaio l’udienza nell’ambito dell’incidente probatorio in cui verranno discussi gli esiti degli accertamenti svolti in contraddittorio dai periti del giudici e dai consulenti della procura e della difesa.

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I difensori Solange Marchignoli e Luca D’Auria, legali di Pifferi, hanno ottenuto un allargamento del quesito peritale. Oltre al latte residuo contenuto nel biberon, alla bottiglietta d’acqua e al flaconcino di En, saranno analizzati anche i pannolini della bimba, il materassino e il cuscino della culla. Per repertare questi oggetti, il gip ha concesso l’accesso all’abitazione al quartiere Ponte Lambro dove il 20 luglio e’ stata trovata la piccola. Negate invece le analisi dattiloscopiche sul biberon per ricercare le impronte digitali.

“L’incidente probatorio comincerà settimana prossima con un primo incontro tra gli esperti – ha spiegato l’avvocato Marchignoli – mentre bisogna decidere la data dell’ingresso nell’appartamento per l’accesso ai luoghi da noi chiesto. Il gip ha anche accolto la nostra istanza di allargare il quesito peritale agli oggetti trovati vicino al letto di Diana, in particolare il pannolino, e al materassino e al cuscino». È in difficoltà perché nella sua mente si sta schiarendo la storia. Sta cominciando ad elaborare. Comunque – ha concluso rispondendo a una domanda precisa – in qualche modo vedrà i nostri consulenti per gli esami neuroscientifici».
(fonte: ilgiorno.it)

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