Non c’è dignità senza lavoro ma non c’è anche lavoro senza dignità. Questi assunti dovrebbero costituire il cardine in ogni parte del mondo e in particolare per le pubbliche amministrazioni. Eppure, non sempre la dignità sul lavoro viene riconosciuta. È il caso di una dipendente, probabilmente la più “fragile” dell’intera Amministrazione regionale, che non riesce a vedersi assegnata obiettivi per l’anno 2023 nel dipartimento “Tutela della Salute” dell’Amministrazione regionale nonostante la sua ferma volontà di operare per il bene dei cittadini. È quanto denuncia il sindacato CSA-Cisal. La dipendente, che nei mesi scorsi è stata in malattia a causa dei suoi notori problemi di salute per cui è stata costretta a un ricovero ospedaliero fuori regione, ha comunicato in data 24 gennaio 2023 (un giorno dopo il suo rientro in servizio in smart working, come prevede la normativa nazionale) di essere di nuovo a disposizione, chiedendo la “riformulazione degli obiettivi da raggiungere, l’assegnazione del carico di lavoro nella misura tale da poter essere svolto in regime di smart working, nonché l’affiancamento di una risorsa umana del dipartimento, al fine di perseguire in maniera più adeguata, il raggiungimento degli stessi”. La comunicazione è stata indirizzata al dirigente generale del dipartimento, nonché all’allora sua dirigente di settore e alla dirigente del settore personale dello stesso dipartimento “Tutela della Salute”.
Con profondo senso del dovere, la dipendente in questione ha ricordato di essere stata assegnataria di un incarico di terza fascia e – a maggior ragione – di volersi sudare lo stipendio da dipendente pubblico come componente della segretaria tecnica coordinamento programmi nazionali per le attività relative ai programmi sull’assistenza territoriale. Tuttavia, la lavoratrice non ha ricevuto alcuna risposta. Così, in data 2 febbraio, ha deciso di sollecitare un riscontro (alla prima richiesta del 24 gennaio 2023), in attesa di comunicazioni da parte dei superiori. A distanza di un giorno, in data 3 febbraio, la “sua” nuova dirigente di settore le invia una mail in cui la assicura che la ricontatterà personalmente “prima possibile per concordare con lei gli obiettivi da raggiungere con il lavoro agile. A presto”. Da quel “a presto” è passato oltre un mese ma nessuna chiamata e nessuna comunicazione è stata inviata alla dipendente “fragile”, che ovviamente si è sentita del tutto trascurata e non valorizzata. Non riusciamo capacitarci – sostiene il sindacato CSA-Cisal – di tale colpevole silenzio, quasi come se la dignità lavorativa possa essere oggetto di valutazione e non – come dovrebbe essere – sempre garantita. C’è da ricordare che in data 10 febbraio, il dipartimento “Organizzazione e Risorse Umane” ha diramato la circolare esplicativa sull’assegnazione degli obiettivi individuali per l’anno 2023 (cosa che doveva avvenire entro il mese di febbraio) e, a tutt’oggi, alla lavoratrice non ne sono stati assegnati. È del tutto evidente che siamo al cospetto di un paradosso clamoroso: una dipendente chiede semplicemente di lavorare e di rendersi utile per l’Ente regionale e in tutta risposta riceve silenzi. Un’ingiustizia intollerabile soprattutto perché siamo di fronte a una lavoratrice “fragile” che, nonostante i problemi di salute, chiede di svolgere dignitosamente il suo compito per guadagnarsi responsabilmente lo stipendio e per giunta lo sta facendo al problematico dipartimento “Tutela della Salute”, che invece dovrebbe prodigarsi di avere quanta più collaborazione possibile.
L’atteggiamento tenuto dai dirigenti calpesta la dignità lavorativa di una persona che semplicemente vuole sentirsi parte attiva dell’Ente pubblico con cui ha un contratto per espletare mansioni che necessariamente devono essere definite con obiettivi di performance. Vista l’inerzia dell’apparato burocratico, il sindacato CSA-Cisal chiede l’intervento diretto del presidente della Giunta Roberto Occhiuto, che è anche commissario ad acta della Sanità calabrese, per porre rimedio a questa umiliante situazione che calpesta i diritti della lavoratrice regionale. Si corra subito ai ripari e siano attribuiti alla dipendente carichi di lavoro, per potersi misurare con degli obiettivi e più semplicemente potersi sentire a tutti gli effetti una lavoratrice regionale. Il sindacato CSA-Cisal non può certo tollerare comportamenti discriminatori nei confronti dei lavoratori più deboli.