Si diceva giusto ieri del Consiglio regionale pronto a rammendare alla bell’e meglio una leggina che introduca la doppia preferenza di genere.
Meglio tardi che mai, sicuramente.
Ma infastidisce molto che questa decisione arrivi solamente dopo che, a luglio, il governo Conte ha aspramente messo in mora la Puglia. E, in sostanza, per evitare un’altra figuraccia simile.
Infastidisce sentire il presidente del Consiglio regionale Mimmo Tallini intonare un peana per questo risultato, che in realtà cela una grandissima ipocrisia. Perché oltre al silenzio sul “vero motivo” per cui si arriverà – malvolentieri – a questo risultato, si tace anche sulla profonda contrarietà di molti pezzi dell’attuale maggioranza e sulle parole dure con cui, giusto un anno fa, fu stroncata altra proposta normativa al riguardo.
Idee opinabili? No, fatti.
Lasciamo stare la consolidata, omogenea contrarietà sul tema di Mimmo Tallini, Gianluca Gallo, Fausto Orsomarso… e limitiamoci alla posizione del presidente Tallini. E restringiamo il campo alle idee espresse nella sola seduta del 15 aprile 2019, quando mancavano pochi mesi alla fine della decima consiliatura regionale. (Per la cronaca, anche in quell’occasione ci fu chi – il centrosinistra – la doppia preferenza di genere voleva introdurla. E ci fu chi – il centrodestra – si astenne in massa, ben sapendo che per l’approvazione in Statuto serviva invece una maggioranza qualificata. Che dunque non si raggiunse).
«Stamattina siamo stati accolti al suono di “Bella ciao”. Si diceva che non bisognava politicizzare una cosa che interessa le donne. Ho grande rispetto per “Bella ciao”, però questa cosa ha fatto intendere che questa proposta, come dichiarata “di sinistra”, si voleva imporre a colpi di maggioranza», è quanto bofonchiato dall’allora consigliere regionale d’opposizione Domenico Tallini per giustificare l’astensione.
Precisazione a seguire: «Non siamo contro le donne, ma abbiamo una visione diversa di come si possono valorizzare».
Solo che l’intervento di Tallini, come gli altri pronunciato in Aula davanti alle rappresentanti di decine d’associazioni per i diritti della donna, fu sonoramente contestato. Di qui, la “ritirata spagnola” del consigliere di Forza Italia (oggi Presidente del Consiglio regionale), dopo l’incauta “avanzata francese”.
«Chiedete a noi il rispetto delle donne, ma dovete cominciare ad avere un po’ di rispetto delle Istituzioni e mi sembra che nelle ultime due sedute questa cosa si sia messa in discussione», è stata l’accusa mossa da Tallini alle attiviste presenti nel settore del pubblico.
Poco dopo, in uno dei suoi “aerei” interventi che spesso spaziano su tutto (e, spesso, sul niente), Tallini ha ulteriormente abbozzato. E cambiato il tiro, parlando di motivi politici: «Abbiamo l’impressione che questa maggioranza sia ostaggio dei ricatti di chi, a fine Legislatura, vuole questa legge a tutti i costi, nei termini in cui l’ha voluta imporre, a tappe forzate e senza una discussione, solo perché si deve incassare un risultato politico», così l’esponente azzurro.
Nel merito, ebbe a osservare Domenico Tallini: «Riteniamo che il percorso sia stato sbagliato; si poteva portare ad inizio Legislatura, quando il presidente Oliverio aveva una sua maggioranza e non avrebbe avuto bisogno dell’ausilio della minoranza. Ma iscriverla all’ordine del giorno con l’idea di imporla a colpi di maggioranza, purtroppo, non è stato sufficiente già la volta scorsa; ce l’abbiamo messa tutta anche noi, per cercare di epurarla da tutti quegli aspetti di natura politica, ma abbiamo dovuto registrare che, purtroppo, a sinistra, la voglia e la forza di rivendicare e di strumentalizzare ogni cosa – anche una cosa che interesserebbe le donne – molte volte, come è successo e sta succedendo stamattina, è più forte dell’interesse vero di una categoria che vogliamo davvero pensare di aiutare e di mettere nelle condizioni di poter fare politica»
Prendeva corpo così il niet – sotto forma gentile d’astensione corale delle forze di minoranza – alla proposta di legge regionale sulla doppia preferenza di genere. L’ennesimo, dai tempi della giunta Loiero.
«Se poi ci sono i margini per ragionare, dico sempre che dobbiamo essere pronti e disponibili ad aprire un dialogo sereno, scevro di strumentalizzazioni – era stato, il 15 aprile dello scorso anno, l’ “ammiccamento” finale di Tallini – e disponibili a confrontarci su una legge che, eventualmente, può essere quella vera, efficace e che può davvero fare gli interessi e aiutare le donne ad entrare in un settore difficile in Calabria, come è quello della politica».
Doppia preferenza di genere, l’ipocrisia dietro l’imminente legge regionale
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