Il 21 dicembre, esattamente alle ore 10,21 italiane, è il solstizio d’inverno: l’evento segna il giorno più corto dell’anno per l’emisfero boreale, con il Sole che sorge alle 07,37 e tramonta alle 16,44. Il fenomeno è dovuto all’inclinazione dell’asse di rotazione terrestre e coincide con il momento in cui il Sole, nel suo moto apparente nel cielo, si posiziona nel punto più basso. Se l’asse terrestre fosse perfettamente perpendicolare, allora non esisterebbero le stagioni. I solstizi d’inverno e d’estate, così come gli equinozi di primavera e autunno, non cadono ogni anno nello stesso giorno, poiché corrispondono appunto a precisi eventi astronomici che, pur verificandosi più o meno nello stesso periodo, non possono avvenire ogni anno esattamente nello stesso istante. Nel 2023, ad esempio, il solstizio invernale è caduto il 22 dicembre, mentre sarà sempre il 21 anche nei prossimi due anni.
La tradizione attribuisce al 13 dicembre, il giorno di Santa Lucia, la fama di giorno più corto: in quella data, in realtà, il Sole tramonta prima, ma sorge anche prima, e quindi resta sopra l’orizzonte 2-3 minuti in più rispetto al solstizio d’inverno. Questa credenza risale all’epoca che precede il 1582, quando la sfasatura fra il calendario civile e quello solare era tanto grande che il solstizio cadeva proprio fra il 12 e il 13 dicembre. La sfasatura venne colmata da Papa Gregorio XIII che, riformando il calendario, tolse i 10 giorni di ritardo accumulati nei secoli precedenti.
Il motivo per cui il tramonto avviene prima all’inizio di dicembre anziché al solstizio, dipende dal fatto che la Terra non ruota intorno al Sole con velocità costante: questo vuol dire che le giornate si accorciano più velocemente a inizio mese e più lentamente dopo la metà, e dunque a Santa Lucia la nostra stella scompare sotto l’orizzonte con qualche minuto di anticipo rispetto al giorno più corto dell’anno.
(Ansa)