Era originario di Soverato (CZ), Orlano Merenda, il 18enne che si è tolto la vita nel pomeriggio di domenica 20 giugno tra le stazioni Lingotto e Moncalieri, nel Torinese.
Si è lanciato sotto un treno, a diciotto anni compiuti da poco, per fuggire ai pregiudizi delle “menti chiuse che hanno la bocca aperta”, probabilmente le stesse persone che auspicano “la morte ai gay” sul suo profilo Instagram, alternando insulti ai messaggi di cordoglio.
“Adesso ho un compito. Trovare i colpevoli e non mi darò pace… finché non uscirà la verità… Troveremo giustizia”. A parlare è la mamma di Orlando, deriso e umiliato perché gay. Un odio ignobile che non si è fermato neppure dopo il suo gesto estremo: “Morte ai gay”, qualcuno ha scritto sulla pagina Instagram dello stesso Orlando. E la procura di Torino ha aperto una inchiesta per istigazione al suicidio, al momento senza indagati, per stabilire se il giovanissima sia stato vittima di bullismo o di omofobia. Il sospetto è che Orlando, che sui social si definiva “principesso”, non abbia sopportato sguardi di troppo e battute che non l’hanno risparmiato neppure dopo la morte, come dimostrano certe parole.
Gli investigatori della polizia ferroviaria, su ordine del pm Antonella Barbera, hanno parlato con gli insegnanti, con i compagni di classe e con gli amici del giovane. E hanno anche acquisito i messaggi sul suo profilo Instagram, ora invaso dalle parole di cordoglio.
“Sarai il mio angelo… sono convinta che tu sia x sempre mio.. Motivo per resistere e che sia verità. E giustizia. Sei morto da martire.. Ma nessuno meritava la tua vita..” ha invece scritto su Facebook la mamma di Orlando, Anna Screnci, che vive a Soverato.