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venerdì, 18 Ottobre, 2024
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Ergastolo per Alessia Pifferi: condannata la mamma che lasciò morire di stenti la figlia di 18 mesi

Alessia Pifferi è stata condannata all’ergastolo per aver lasciato morire di stenti la figlia Diana di 18 mesi, lasciata da sola in casa dal 14 al 20 luglio 2022. Lo ha deciso oggi la Corte di Assise di Milano che, inoltre, ha escluso la premeditazione e l’ha condannata a due anni di sorveglianza speciale a pena espiata. La sentenza della corte presieduta da Ilio Mannucci Pacini ha accolto, pur non riconoscendo l’aggravante della premeditazione, la richiesta del pm Francesco De Tommasi che aveva chiesto l’ergastolo. Alla lettura del dispositivo l’imputata, in prima fila, è rimasta immobile mentre il pm De Tommasi non ha nascosto la soddisfazione per una “sentenza giusta che riporta al centro del processo la vittima”.
La requisitoria del pm
Nella sua lunga requisitoria il pubblico ministero aveva ripercorso la “tragica morte della piccola Diana”, abbandonata per sei giorni in casa, “senza nessuno, senza nessun tipo di assistenza e cura, senza un’alimentazione adeguata, senza cibo, acqua o latte che possa assicurarle la sopravvivenza”. Un'”eternità” per una bimba di un anno e mezzo che ha “patito sofferenze atroci, terribili, che si è spenta lentamente”. Diana era sola in casa “perché la madre invece di adempiere ai propri dovere, stare accanto alla figlia, l’ha lasciata sola ed è corsa dal suo compagno” in provincia di Bergamo. Mente a tutti “per soddisfare i suoi bisogni”, la espone “a una serie di rischi, di cui solo uno si è concretizzato: Diana è morta di stenti” eppure “avrebbe avuto mille modi per salvare la vita della figlia. L’unico desiderio dell’imputata era alimentare la sua relazione amorosa, oggi il suo unico scopo è eludere le conseguenze delle sue azioni di cui è assolutamente consapevole” la tesi dell’accusa.
Nel suo intervento in aula il pm aveva evidenziato come la madre “non ha mai mostrato segni di pentimenti, non si è mai assunta la sua responsabilità per quello che ha fatto, ha assunto un atteggiamento finalizzato esclusivamente a scrollarsi di dosso la sua responsabilità”.

La difesa di Pifferi
Conclusioni a cui, nella requisitoria di oggi, la difesa di Alessia Pifferi rappresentata dall’avvocata Alessia Pontenani ha cercato di ribattere chiedendo l’assoluzione perché l’imputata “non voleva uccidere la figlia. Le lascia da mangiare e da bere, la lascia nel suo lettino senza lenzuola, lascia le finestre aperte; poi non sappiamo cosa sia successo, se i piani di questa ragazza madre sono andati in frantumi”.
Un genitore la cui “incuria” e “incapacità di accudire” viene più volte ricordata: “Quel corpicino aveva bisogno di amore e protezione che lei non è riuscita a darle”. Ma quando ritorna, dopo una settimana, “non inscena la sparizione della bambina o il rapimento. Avrebbe potuto metterla in un sacchetto della spesa e farla sparire e non se ne sarebbe accorto nessuno perché questa bambina era un fantasma” che nessuno ha mai sentito piangere. Ad Alessia Pifferi vanno concesse le attenuanti generiche “perché non ha mai preso in giro nessuno”, lei “non ha mai pensato alle conseguenze delle sue azioni tanto che ha dato l’allarme. Avesse premeditato questo delitto orribile non saremmo qui, ma a cercare una bambina scomparsa. Esiste un reato nel nostro codice che è l’abbandono di minore: è il nostro caso, è il caso di Diana”, ha detto la difesa.

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Dove sconterà la condanna Pifferi
Pifferi è rinchiusa da due anni nel carcere di San Vittore, dove ha raccontato di avere difficoltà legate alla vita quotidiano: “Non posso fare nulla, sono sempre chiusa in cella e questo mi sta facendo uscire di testa”. E anche delle violenze psicologiche subite dalle altre detenute che al mattino le gridano: “Buongiorno assassina”.

Mamma di Alessia Pifferi, dolore atroce ma deve pagare
“È un dolore atroce. Si è dimenticata di essere una madre. Ora non riuscirei a dire nulla. Deve pagare per quel che ha fatto. Se si fosse pentita e avesse chiesto scusa… Ma non l’ha fatto”. Così Maria, la mamma di Alessia Pifferi, commentando la sentenza con la quale la figlia è stata condannata all’ergastolo per l’omicidio della piccola Diana di soli 18 mesi.
Sorella di Alessia Pifferi, ergastolo è la sentenza giusta
“Penso che i giudici abbiano fatto quello che è giusto, perché per me non ha mai avuto attenuanti, non è mai stata matta o con problemi psicologici”. Così Viviana Pifferi, sorella di Alessia, commentando la sentenza con la quale la parente è stata condannata all’ergastolo. “In questo momento non so neanche dire cosa provo, è una cosa stranissima. Spero che adesso Diana possa volare via in pace”, ha aggiunto.

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