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domenica, 1 Dicembre, 2024
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Ex Ardis, Fp Cgil e Cisl Fp annunciano sciopero lavoratori per l’8 settembre

Le segreterie regionali di Fp Cgil e Cisl Fp Calabria annunciano lo sciopero dei lavoratori di Azienda Calabria Lavoro (ex Ardis ed ex Legge 28/08) per il prossimo 8 settembre.

Con una nota inviata alle autorità politiche e amministrative, i sindacati chiedono inoltre al Commissario Straordinario di “Azienda Calabria Lavoro” di avviare le procedure per esperire il tentativo di conciliazione sulle questioni relative alla mancata applicazione dei Contratti Decentrati, alla mancata erogazione dei buoni pasto, al mancato riconoscimento dei contributi e alla mancata erogazione del Tfr. Mentre al Prefetto di Catanzaro si chiede di avviare le procedure per il raffreddamento del conflitto e di esperire il tentativo di conciliazione su tutti i punti della vertenza.

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Tenuta delle Grazie 13_6_2024

Fino alla data dell’8 settembre i lavoratori manterranno la mobilitazione con ogni forma di protesta prevista dal vigente sistema di relazioni sindacali.

I segretari Aziendali Giunta regionale Calabria della Fp Cgi, Ferdinando Schipano, e della Cisl Fp, Giuseppe Spinelli, insieme ai segretari Generali Regionali Calabria Fp Cgil, Alessandra Baldari, e della Cisl Fp, Luciana Giordano hanno riepilogato l’ultimo tratto della vicenda e che ha determinato la proclamazione dello sciopero di settembre: il 5 luglio è stato proclamato lo stato di agitazione del personale di Azienda Calabria Lavoro (ex ARDIS ed ex Legge 28/08) a causa della mancata attivazione del tavolo tecnico/politico finalizzato a individuare un idoneo percorso che definisca una volta per tutte lo status giuridico di questi lavoratori che, pur avendo un contratto di lavoro a tempo indeterminato e part-time a 18 ore con Azienda Calabria Lavoro (che è il Datore di lavoro), da anni vengono impiegati in Servizi della Regione, che è nel contempo l’Ente erogatore delle risorse finanziarie necessarie alle loro retribuzioni e anche il soggetto beneficiario della prestazione di lavoro.

Questo personale viene utilizzato, altresì, per il raggiungimento degli obiettivi del Progetto “Piano straordinario di potenziamento dei Centri per l’Impiego e delle politiche attive del lavoro” con un incremento orario di ulteriori 18 ore, la cui convenzione scadrà il prossimo 31 dicembre.
Ai lavoratori da anni non viene applicato da Azienda Calabria Lavoro il contratto collettivo decentrato (precisamente per gli anni 2014 – 2015 – 2016 – 2017 – 2018 – 2019 – 2020 – 2021). Persiste, inoltre, l’annosa problematica relativa al mancato versamento dei contributi previdenziali e alla mancata erogazione del Tfr. A tutto ciò si aggiunge, infine, la mancata corresponsione dei buoni pasto da dicembre 2019. Vengono cioè negati i diritti basilari rendendo questi lavoratori davvero Figli di un Dio minore.

“In data 5 luglio è stato impedito a questi lavoratori di esercitare il diritto costituzionalmente garantito di riunirsi in assemblea per il mancato accoglimento della richiesta regolarmente formulata dalle scriventi Organizzazioni Sindacali di utilizzo della Sala Verde della Cittadella regionale della Calabria”.

Nella mattinata odierna si è tenuta l’assemblea di una parte del personale nella Sala Verde della Cittadella regionale della Calabria, avendo ricevuto l’autorizzazione all’utilizzo del locale solo in tarda serata e solo dopo una forte insistenza del sindacato. Decisione tardiva che ha impedito di fatto a tanti lavoratori di poter partecipare ai lavori assembleari. Come organizzazioni sindacali, abbiamo da sempre stigmatizzato tale comportamento che nega o utilizza in modo deforme la libertà sindacale garantita dalla Costituzione, per piegarla agli interessi particolari al fine di raggiungere i propri obiettivi. Così facendo, si svilisce il mondo del lavoro nel suo complesso e i più deboli lavoratori. Il riconoscimento dei diritti universali di ogni lavoratore, raggiunto attraverso terribili lotte e sostanziate con l’approvazione dello Statuto dei Lavoratori, è una conquista che non permetteremo a nessuno di mettere a rischio, men che meno ad una classe politica poco attenta alle esigenze del personale”.

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