In tanti cercando di definire il periodo che stiamo vivendo e le difficoltà gravi che il Paese sta affrontando hanno fatto ricorso ad un’affermazione davvero straziante: “siamo in guerra”.
Cosa ci può essere di più efficace, nel richiamare ad un’immagine così devastante, per descrivere la lotta quotidiana che ognuno di noi sta affrontando affinchè i nostri cari, gli amici, gli “altri” e noi stessi si resti al sicuro.
La stragrande parte dei calabresi sta dimostrando in queste terribili settimane un senso di comunità che deve renderci orgogliosi. Non si tratta solo di un comportamento dettato dalla paura che, certamente ha un peso, ma pure si spera dalla certezza finalmente acquisita anche dalle nostre parti che il comportamento dei singoli inevitabilmente condiziona il benessere e la vita stessa di tutti gli altri.
Quando tutto questo passerà sarebbe importante mantenere questa “visione”, se non altro, per non vanificare tutti i sacrifici che stiamo facendo in nome del bene comune.
Certo la paura, lo spaesamento, la lontananza e, diciamolo, anche la strafottenza di molti ha creato anche in Calabria un clima di astio nei riguardi dei nostri corregionali che in due fine settimana consecutivi hanno fatto rientro a casa e tra i loro affetti familiari.
Loro oggi sono accusati di essere gli untori, i responsabili della diffusione del contagio anche in Calabria. A loro imprecazioni e insulti non vengono risparmiati con tanto di “sputtanamento” in molti casi sui social diventati, oggi più che mai, un incontrollato sfogatoio collettivo.
Io non ho maturato una opinione chiara sulla “questione”. Probabilmente perchè per deformazione professionale preferisco leggere numeri, analizzare casi, verificare tesi e studi completi, ascoltare esperti. Solo quando tutto sarà finito e studiosi e virologi avranno completato le loro analisi si potrà capire davvero quanto quei due fine settimana di “esodo” dal Nord abbiano inciso sulla diffusione del contagio qui da noi.
C’è una cosa che, però, davvero mi risulta insopportabile e sulla quale, secondo me, bisognerebbe porre la massima attenzione. E’ il comportamento di tutte quelle persone che, per mantenere un linguaggio militaresco, si possono definire dei “disertori”.
Quanta indignazione ha sollevato, nei giorni scorsi, la denuncia del direttore amministrativo dell’Asp di Crotone che ha rivelato che 300 dipendenti dell’azienda avevano “marcato” visita e non stavano fronteggiando come sarebbe stato loro dovere l’emergenza derivante dal contagio in atto.
Eppure, vista anche l’eco mediatica della faccenda, mi sarei aspettato un’ondata di controlli. Invece, tranne che a Crotone dove la Procura ha avviato giustamente un’indagine, dal resto della Calabria si è alzato quello che si suol definire “un silenzio assordante”.
Ma è davvero ipotizzabile che i “disertori” si siano concentrati solo nella città di Pitagora? A voi pare possibile? Io non ho sentito altre voci di dirigenti e commissari delle aziende sanitarie, così come non ho sentito la voce dei Sindaci o quelle dei vertici delle aziende che svolgono servizi pubblici.
Se siamo in guerra simili atteggiamenti non dovrebbero essere tollerati in primo luogo per il dovere che si ha di fare il lavoro che viene pagato da tutti noi e, in aggiunta, per il rispetto che si deve a tutti quelli (che sono tanti per fortuna) che alla “chiamata” non si sono sottratti.
Personalmente mi fa rabbia pensare a tutti quei medici negli ospedali e sul territorio, agli infermieri, agli operatori sanitari, ai dipendenti comunali, agli autisti, agli operatori della scuola, a coloro che si occupano della raccolta dei rifiuti (ma l’elenco potrebbe essere più lungo) che ogni santo giorno fanno il proprio dovere mentre, sicuramente, qualche loro collega (si fa per dire) se ne sta beatamente a casa. Tanto loro, i furbetti, lo sanno che i “fessacchiotti” si sobbarcheranno anche il loro mancato lavoro.
Allora io mi chiedo ma i “generali” ovvero sindaci e dirigenti vari non si accorgono di nulla? Gli ordini professionali, per esempio, non hanno nulla da dire o fare? I sindacati perchè tacciono? I cittadini perchè continuano ad essere omertosi? Le Procure perchè non verificano?
Almeno se qualcosa di buono dobbiamo trarre da questo drammatico periodo si faccia in modo che la lezione contro i “disertori” e contro chi tollera questi comportamenti resti bene impressa per gli anni a venire. Dimostreremo così di avere fatto un altro piccolo passo avanti verso la “normalità” e la giustizia sociale.
Maurizio De Fazio