Il caro bollette continua a colpire senza pietà. Non solo i cittadini e le imprese, ma anche le chiese. La crisi energetica – sottolinea Sebastiano Guzzi, Vice Presidente Nazionale Unilavoro Pmi – sta mettendo in difficoltà tutti i settori. A pagarne le conseguenze, come più volte sottolineato, sono le famiglie, le aziende e le imprese. Ora, anche le chiese.
Le bollette salate, è noto, stanno mettendo a rischio le attività delle parrocchie, costrette a fare i conti con difficoltà ingenti. Molti parroci, disperati, hanno infatti lanciato l’allarme, pubblicando, così come hanno fatto tantissimi imprenditori, le foto delle fatture. Molti, si legge, hanno addirittura minacciato di spegnere le campane e l’illuminazione dei campanili. Alcune diocesi, come quella di Ravenna, hanno addirittura pensato di ridurre il numero delle messe giornaliere e di invitare i fedeli ad indossare giacche e maglioni per far fronte al freddo. Tutto questo, per ridurre i costi del riscaldamento.
Abbiamo dato voce – evidenzia Guzzi – ai parroci del nostro territorio, e raccolto testimonianze che confermano disagi e complicazioni non indifferenti. Il caro bollette è sempre più invasivo e i parroci, nonostante si impegnino, con costanza e persistenza, a gestire la situazione, sono ormai allo stremo. Don Maurizio Mete, parroco della Chiesa del Redentore, a Lamezia Terme, ha espresso le sue preoccupazioni “il caro bollette si fa sentire anche qui”. La chiesa deve affrontare spese diverse che non si limitano soltanto all’energia elettrica. Noi, come tutti gli altri, stiamo cercando di ridurre i consumi, ma questo non basta. Speriamo che la situazione si risolvi in tempi brevi”.
Molti altri parroci, per far fronte a questa situazione, sono stati costretti a proporre soluzioni drastiche. Non solo quindi l’imminente riduzione delle illuminazioni e del riscaldamento, ma anche, laddove fosse necessario, il taglio delle celebrazioni delle messe. Trovo davvero assurdo, prosegue Guzzi, che un parroco debba ricorrere all’individuazione di soluzioni strategiche ed estreme per risolvere queste problematiche. C’è chi, prosegue Guzzi, è addirittura costretto a chiedere l’aiuto ed il sostegno dei parrocchiani. A Pordenone, un parroco, esausto e disperato, si è rivolto alla sua comunità per chiedere aiuto, citando l’articolo 315 del codice civile, ovvero quello riguardante i diritti e i doveri del figlio. Questo grido di allarme, e le continue richieste di aiuto e di sostegno, mettono in luce il clima di tensione che accomuna quasi tutte le parrocchie.
Questo problema – conclude Guzzi – ampiamente condiviso, ha un peso relativamente grande. I disagi e la difficoltà di gestire le spese, costringerà le Diocesi a ridurre il numero giornaliero delle messe. Non è accettabile.