Un no all’attuale disegno di legge Zan ma nella condivisione di opinioni negative con alcuni gruppi di sinistra e persino di area omosessuale. Con questa inattesa posizione strategica, il movimento Pro Vita e Famiglia ha argomentato stamattina la propria opposizione alla legge contro l’omotransfobia durante un incontro nella commissione pari opportunità del Comune di Reggio, presieduta da Lucia Anita Nucera. Così come da loro stessi richiesto, i rappresentanti familisti sono intervenuti in Commissione per contribuire al dibattito aperto sul ddl Zan, una proposta di legge che, spiegano, “parte da condivisibili intenzioni, ovvero contrastare le discriminazioni legate al sesso e all’orientamento sessuale, ma che le svolge male e in maniera contraddittoria sul piano normativo. Il testo di legge, infatti, solleva diverse criticità che sono state rilevate da più parti e in maniera trasversale”.
Nell’intervento in commissione, i rappresentanti del movimento hanno rilevato come il dibattito “non possa continuare a essere viziato da pregiudizi ideologici ma deve tornare su un piano di serenità per considerare la pluralità delle critiche mosse”. In particolare, dal movimento ci si è limitati a leggere alcuni spunti provenienti dal mondo progressista, lo stesso dove nasce il dl Zan, citando un documento firmato da circa trecento personalità di sinistra, fra cui Aurelio Mancuso (ex presidente di ArciGay, attuale presidente Equality Italia); Francesca Izzo (fondatrice di Se Non Ora Quando); Cristina Gramolini (presidente ArciLesbica Nazionale). Nel documento, affermano “si sostiene che questa legge è stata trasformata, in una proposta pasticciata, incerta sul tema della libertà d’espressione, offensiva perché introduce l’identità di genere, termine divenuto il programma politico di chi intende cancellare la differenza sessuale per accreditare una indistinzione dei generi. Un articolato che mischia questioni assai diverse fra loro e introduce una confusione antropologica che preoccupa. Fra le conseguenze vi sono la propaganda di parte, nelle scuole, a favore della maternità surrogata e l’esclusione di ogni visione plurale nei modelli educativi”.
Dunque è questa la conclusione del movimento Pro Vita e Famiglia: “Se anche queste personalità di sinistra e del mondo Lgbt hanno bocciato questa proposta di legge e hanno sentito il bisogno di esprimersi in certi termini, allora è evidente come il progetto Zan deve essere messo completamente in discussione per trovare una nuova e condivisa formula che sappia realmente sanzionare gli atti discriminatori e difendere i reali diritti della persona”.