Questo referendum non s’ha da fare. Invece la polemica innescata con il Comune di Reggio dell’ex europarlamentare radicale Marco Cappato era frutto di un equivoco. A rifiutare ospitalità in piazza San Giorgio per la raccolta di firme del comitato pro eutanasia non è mai stata l’amministrazione reggina ma due impiegati dello sportello unico per le attività produttive.
Lo chiarisce l’assessora Irene Calabrò, che in una nota ha precisato: «La lettera firmata dai due dipendenti in risposta alla richiesta del locale comitato per il referendum e dell’associazione Luca Coscioni, risulta assolutamente impropria e non rappresenta in alcun modo la posizione ufficiale dell’Amministrazione comunale». Insomma, «un disguido» – in realtà una situazione decisamente imbarazzante, che rievoca schermaglie ideologiche alla don Camillo e Peppone. Nel tweet di Cappato che aveva aperto il caso si denunciava infatti: «”Tratta argomenti antitetici ai dogmi religiosi”, con questa motivazione il Comune di Reggio nega il permesso per il tavolino di raccolta firme». Concludendo con piglio deciso: «Il 28 luglio andrò in quella piazza a tenere un comizio, autorizzato o meno che sia».
La piazza in questione è quella antistante la chiesa del patrono San Giorgio, circostanza che prevede per prassi il parere del parroco nella concessione di autorizzazioni ad eventi: sarebbe questo il motivo del diniego formulato dall’ufficio comunale. Con parole però sbagliate, che hanno spinto l’assessora Calabrò a correre ai ripari, anche perché la lettera incriminata risale allo scorso 30 giugno e nel frattempo i richiedenti sarebbero stati ricevuti presso l’assessorato concordando una serie di date per i banchetti, «garantendo il diritto del comitato di tenere la raccolta firme nei giorni e nelle modalità che riterranno più opportuni». Inoltre Irene Calabrò ha proposto a Cappato una visita a palazzo San Giorgio il 28 luglio.
Il referendum proposto dall’associazione Luca Coscioni vuole che sia abrogato in alcune parti l’art. 579 del codice penale (omicidio del consenziente) depenalizzando di fatto l’eutanasia. Tra le battaglie che l’associazione, di cui Cappato è tesoriere, sta portando avanti c’è quella della firma online per il referendum, richiesta al ministro Cartabia per evitare rischi di contagio e eventuali rallentamenti nell’attività dei banchetti, sempre a causa della prevenzione anti Covid.
Salvo emergenze, a Reggio il comitato porterà la campagna avendo a disposizione più date – forse come “risarcimento” alla querelle – ma non in piazza San Giorgio, dove il divieto della parrocchia non può essere aggirato. A meno di possibili blitz dei radicali, come già promesso da Cappato se l’amministrazione comunale non lo placherà convincendolo a non discutere d’imperio di morte assistita in faccia al sacerdote di San Giorgio. In cambio, evitando le chiese, in riva allo Stretto i banchetti pro eutanasia saranno però più presenti rispetto a quanto lo fossero prima: qualche settimana fa i Radicali avevano infatti segnalato la concessione di pochissime date nel territorio metropolitano. In quel caso, però, parrocchie e preti non c’entravano.
Isabella Marchiolo