Senza green pass è vietato passeggiare nei boschi della Sila. Detta così sembra una delle tante boutade che in questi giorni scandisce lo scontro dell’opinione pubblica sul passaporto verde introdotto dal Governo. Invece è un fatto vero, perché il parco nazionale della Sila, essendo una riserva naturale e quindi equiparata ai musei, come questi ultimi necessita del green pass per potervi accedere e visitare molti dei spazi – quelli appunto che rientrano nelle riserve.
A proposito di boschi battuti senza protezione anti Covid, qualche mese era finito nel mirino degli hater il poeta Franco Arminio, reo di aver vagato tra alberi e rocce durante una solitaria peregrinazione sprovvisto di mascherina. Adesso un altro autore di versi, il cosentino Franco Filice, denuncia invece un paradosso legato alle disposizioni del green pass relative ai luoghi all’aperto. Approdato in Sila al cospetto dei secolari Giganti di Fallistro per corroborarsi tra i boschi e trarre refrigerio dall’afa infernale, a Filice, per entrare nella zona della riserva, è stata richiesta l’esibizione del green pass – del quale il poeta e traduttore è regolarmente provvisto. Ma tanti altri turisti, che non lo possedevano, sono purtroppo rimasti esclusi, fuori dalla biglietteria. «Preciso – spiega Franco Filice – che non sono no vax né contrario al green pass, infatti ho la certificazione e sono potuto entrare al parco. Ma, come ho fatto notare a chi controllava l’ingresso, la trovo una disposizione assurda. Che differenza c’è tra i tavoli all’aperto di un ristorante e un’area di montagna? E’ contraddittorio e illogico che senza greenpass si possa cenare fuori ma non passeggiare in uno spazio ampio e apertissimo come un bosco».
Tra incredulità e ironia, raccontando sui social la sua surreale esperienza, continua Filice: «Ma al Ministero della salute la normativa sull’uso del Green Pass l’hanno fatta redigere a Totò e Peppino? Senza pass puoi sederti nei ristoranti all’aperto, ma non puoi accedere alla riserva naturale dei giganti di Fallistro (che più aperti non si può) perché sono considerati “museo”, tra l’altro gestito dal Fai. In altre parole, un bosco in mezzo alla Sila è considerato alla stregua degli Uffizi….ma ci sono o ci fanno?»
Una vicenda talmente insensata che lo scrittore e traduttore ha voluto portarla all’attenzione del ministro Speranza con una lettera formale. Scrive così Franco Filice: “Gentile ministro, nella giornata di ieri, in Calabria, alcune persone si sono viste negare l’accesso alla riserva naturale dei Giganti di Fallistro, in Sila, in quanto, a detta dell’addetto che controllava, le riserve naturali sono equiparate ai musei per cui è necessario il green pass. Ora io spero che questa normativa sia il frutto di una goliardata di qualche burocrate che ha letto troppo Gogol e voleva regalarci due risate, se invece fosse stata scritta da uno capace di intendere e volere, sarei seriamente preoccupato. Tengo a precisare che sono vaccinato, ho il green pass, e finora ho sempre sostenuto le misure prese dal governo nella lotta al Covid. Ma chiedere il pass per ammirare le bellezze di un bosco mi sembra sinceramente l’atto di un buontempone che si diverte a vedere la faccia incredula della gente (erano in tanti). Spero vivamente che Lei intervenga quanto prima perché il bosco non sia equiparato agli Uffizi e che, inoltre, le persone affette da patologie che non possono vaccinarsi abbiano la gratuità dei tamponi per ottenere il green pass”.
Aspettando una sollecita risposta del ministro, si può fare un’ulteriore considerazione sull’episodio. Mentre il fuoco minaccia di distruggere i polmoni naturali della Calabria, accanto alla prevenzione degli incendi occorre lavorare anche per la tutela e promozione dei nostri parchi come sedi di cultura. Proteggendoli, curandoli e pure favorendo con iniziative e progetti l’accesso dei visitatori, anziché scoraggiarlo con ulteriori ostacoli la cui ratio appare incomprensibile – men che meno per concreta utilità nel contrasto alla diffusione del virus.
Isabella Marchiolo