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venerdì, 15 Novembre, 2024
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Il racconto dell’orrore del figlio della pensionata 73enne calabrese uccisa nel Tarantino

“Ho strappato il cuore della mamma”. Ha confessato oggi l’omicidio della madre durante un interrogatorio, ed è stato pertanto sottoposto a fermo di indiziato di delitto, Raffaele D’Ettori (nella foto), figlio di Silvana La Rocca, l’insegnante 73enne in pensione (Originaria di Saracena, in provincia di Cosenza) trovata morta ieri sera con una ferita d’arma da taglio al torace nella sua villetta di Leporano, in provincia di Taranto. L’omicidio sarebbe avvenuto mercoledì durante una lite. Secondo quanto accertato tra madre e figlio c’erano da tempo motivi di conflitto di natura economica. A ritrovare il corpo un nipote della donna, vedova, che era in contatto con l’altro figlio della vittima, più piccolo di età, residente in Francia. Quest’ultimo era preoccupato poiché la madre non rispondeva alle telefonate.

Il racconto del delitto

Il 45enne, sentito dal pm, dopo le iniziali reticenze ha reso dichiarazioni ampiamente autoaccusatorie. In particolare ha riferito di aver ucciso la madre utilizzando due coltelli che aveva portato con sé e precisamente un coltello sardo tipo ‘Pattada’ e un coltello a scatto. Quindi, dopo aver cercato di liberarsi delle armi e degli indumenti indossati durante l’esecuzione del delitto, ha dichiarato di aver sparso candeggina all’interno della casa e di aver staccato il tubo del gas nella prospettiva di “far saltare la casa”. Quanto al movente ha fornito dichiarazioni contrastanti e, per certi versi, inverosimili, precisando, tra le altre cose, di aver “strappato il cuore della mamma”.

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Queste dichiarazioni sono state confermate anche nel successivo interrogatorio alla presenza del difensore di fiducia quando la sua posizione era passata a quella di indiziato di reato. Nel corso della ulteriore confessione ha fornito altri dettagli agghiaccianti, affermando di aver commesso il fatto nella giornata precedente, cioè l’altroieri, e di aver, dapprima, colpito la madre dietro la nuca e, successivamente, non essendo riuscito a ucciderla subito, di averle inferto coltellate alla gola, all’addome e, infine, allo sterno, per prelevarle il cuore. Infine ha riferito di essere restato vicino a lei fino al momento del suo ultimo respiro. Le dichiarazioni sono state ritenute genuine e riscontrate oggettivamente sia grazie ai rilievi della polizia giudiziaria sui luoghi del delitto sia attraverso il sequestro di armi dello stesso tipo di quelle descritte durante la confessione. Ora D’Ettori risponde di omicidio, aggravato dalla premeditazione e dalla crudeltà.

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