“Colgo l’occasione di questo mezzo pomeriggio trascorso in casa, in famiglia, per fare una ponderata considerazione personale”. E’ questo l’incipit di un lungo post social del presidente ff della Regione Nino Spirlì.
“Mio Padre, che vive nella Luce di Dio da oltre vent’anni, mi ha allevato a pane e rispetto delle regole, oltre che del pensiero altrui. Mi ha sempre raccomandato di non pregiudicare mai, di non esprimere opinioni prima di aver incontrato, conosciuto, valutato senza condanna, chiunque e qualsiasi evento. Questo ho fatto e faccio da circa sessant’anni- aggiunge. Ogni novità, ogni incontro accidentale vengono ponderati con rispetto e disponibilità.
Solo dopo lunga riflessione e, comunque, non prima di aver approfondito con studio di dati e testimonianze, arrivo a conclusioni, che, in ogni caso, sono passibili di ulteriori disponibili verifiche. Come dire, non condanno mai. Al limite, accantono e attendo tempi migliori, prima di chiudere un canale di comunicazione. L’ho sempre messo in pratica. Continuerò a farlo”.
“In questo tempo di chiamata all’istituzione- sottolinea Spirlì – , ho dovuto prendere atto che questo grande insegnamento paterno non è patrimonio comune con tutti. Con tanti, ma non con tutti. Me ne dolgo per chi non lo possiede: è un vero tesoro. Umano, morale, etico. La maggiore causa di dispiacere viene dalla constatazione continua di come (tanti) pensino di poter indossare lo Stato come fosse un costume di carnevale. Una sorta di avventura mordi e fuggi, spesso a danno di altri. Nella funzione di rappresentante più esposto a tutela della salute pubblica, sta capitando, in questo drammatico anno di pandemia, di dover prendere delle decisioni faticose, dolorose, impopolari. Una su tutte, la chiusura degli edifici scolastici, con conseguente necessità di “consigliare” o, perfino, “disporre” (mi si consenta il termine) che la didattica venga svolta a distanza, mediante l’uso dei mezzi di collegamento ‘virtuale’. Non ho necessità di dimostrare ad alcuno il mio amore per lo studio: il mio curriculum vitae parla, modestamente parla. Però qualcuno, spesso animato da appartenenza politica o antipatia personale a senso unico, tenta di convincersi e convincere di sapermi. Di conoscere fino all’anima più interna chi non ha mai incontrato. Né di persona, né professionalmente, né da rappresentante istituzionale”.
“E, da lì in poi, goffamente tenta l’offesa e, spesso, – scrive Spirlì -la violenza bulla. Brutta prova di umanità perduta e sperduta. Altrettanto brutto, il tentativo di legittimare una sorta di guerra istituzionale, indossando, senza indossarla, e come fosse uno straccio abbandonato, addirittura la Toga. Sventolandola come bandiera di ricatto o di rivalsa. In troppi, infatti, parlano di tribunali come fossero a loro disposizione. A disposizione delle loro brame egocentriche. Il rispetto istituzionale e l’educazione civica imparata fra le mura domestiche e quelle scolastiche, mi impone di continuare a credere che nessuna Toga, mai, si sia macchiata dell’umana miseria della simpatia o dell’antipatia. Della bieca partigianeria. Della vuotezza morale di chi, privo di visione completa e fondata, si appoggia al bastone dell’appartenenza”.
Per il presidente ff della Regione “L’offesa più grande che si possa fare allo Stato è quella di pensare che lo Stato possa essere usato, a piacimento, come uno stuzzicadenti, un bastoncino cotonato, uno strappo di carta.
Lo Stato tutela lo Stato. Sempre. Perché lo Stato è il Popolo. E la tutela del Popolo è unico Dovere. Unico.
Il resto muore ogni giorno. Senza lasciare traccia nella Storia dell’Uomo. Questo e altro insegnerei ad un figlio, se fossi Padre. L’odio e la volgarità, no. Mai”- conclude Spirlì.
“In questo anno drammatico prese decisioni dolorose, contro di me violenza bulla”
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