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venerdì, 27 Dicembre, 2024
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Infermiera di 30 anni malata racconta il suo calvario tra sintomi gravi e lunghe terapie

“Mi chiamo Giulia, ho 30 anni e sono un’infermiera. Nel mese di marzo mi sono ammalata di Covid-19“. Inizia così la testimonianza su Facebook del calvario vissuto da una giovane sanitaria di Milano, Giulia Oriani. Sul social la 30enne non ha risparmiato critiche ai “maledetti complottisti” che sostengono che il coronavirus non esiste.
“Inizialmente, nella sfortuna, ho pensato di essere stata fortunata, di averla ‘sfangata’ con pochi sintomi, senza che fosse necessario il ricovero in ospedale. Un po’ di febbre, qualche dolore muscolare, difficoltà respiratorie lievi e risolte in pochi giorni. Un solo accesso in ospedale per broncospasmo. Niente di che, insomma”, ha raccontato l’infermiera.
“I problemi sono iniziati circa 10 giorni dopo la mia negativizzazione al tampone. Uno strano dolore alla gamba, un esame al volo e la diagnosi di trombosi venosa profonda“, ha specificato. “Il che significa che in una vena della mia gamba – e dopo qualche giorno, in due vene diverse – si era formato un coagulo così grosso da non far passare più il sangue. Ho 30 anni, e il mio sangue coagula come quello di un vecchietto allettato”.
“Da lì, il mio calvario. Sono stata vista da un chirurgo vascolare, un chirurgo generale, un ematologo, uno psichiatra, un medico d’urgenza e un cardiologo. Ho eseguito 5 eco-doppler alla gamba, un’ecografia della parete muscolare dell’addome, una lastra del torace, una Tac al torace e all’arto inferiore con mezzo di contrasto, un Ecg-holter, un ecocardio e un’infinità di esami del sangue”, ha raccontato ancora Giulia Oriani.
“Mi sono sentita diagnosticare una doppia trombosi venosa profonda con riduzione del flusso persistente dopo due mesi di terapia e parziale dilatazione della vena, una tachicardia sinusale con battiti ectopici ventricolari e sopraventricolari, un disturbo post-traumatico da stress con insonnia, una vasculite post Covid-19”, ha spiegato l’infermiera.
L’infermiera malata di Covid: “Ho avuto tanta paura di morire”
“Ho avuto spesso, troppo spesso, paura. Tanta. Paura di non poter mai più tornare a svolgere il mio lavoro come prima, paura di morire. Mi hanno imbottita di psicofarmaci prima di capire che non era l’ansia la causa della tachicardia, ma mi hanno detto di continuare a prenderli, per dormire. Peccato che io non dorma da settimane. Ogni notte mi sveglio a causa degli incubi che faccio. Dormirò sì e no 4 ore. Convivo con un fantasma, quello della malattia”, ha aggiunto.
La “dedica speciale” di Giulia ai “maledetti complottisti”
“Sono arrivata a odiare la mia casa, diventata una prigione da ormai 79 giorni. Questo post l’ho scritto in realtà per fare una dedica speciale. Lo dedico a voi “maledetti complottisti”, ha dichiarato Giulia, “che sostenete che il virus non esista, che sia stato creato per far guadagnare soldi a Bill Gates, che vi stiano mentendo e la situazione non sia così grave come sembra”.
“Che non volete mettervi la mascherina perché vi farà morire di ipercapnia, che manco sapete cosa sia, che vi ammassate nelle piazze perché non avete paura di un virus che uccide solo i vecchi, che sostenete che il virus sia un problema solo per chi ha malattie gravi e invalidanti…. e tante altre pu*****te”, ha continuato.
“A voi che pensate che tanto non vi capiterà mai niente, dedico la foto della terapia che ho dovuto prendere negli ultimi due mesi e che continuerò a prendere non so per quanto tempo. E ho solo trent’anni! A voi dedico ogni singola iniezione che mi sono dovuta fare, ogni ematoma distribuito sul mio corpo, ogni pastiglia che devo mandare giù tutti i giorni, ogni minuto di veglia al buio, ogni sfarfallio che avverto nel petto”, ha concluso la giovane infermiera.

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