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domenica, 22 Dicembre, 2024
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Istat: perso 525mila residenti in 10 anni, in Calabria il tasso di emigratorietà più elevato: via 8 calabresi su mille

Nel decennio 2012-2021 sono stati circa un milione 138mila i movimenti in uscita dal sud e dalle isole verso il centro-nord e circa 613mila quelli sulla rotta inversa. Il bilancio tra uscite ed entrate si è tradotto in una perdita netta di 525mila residenti per il Mezzogiorno. E’ quanto emerge dall’ultimo Report Istat, secondo cui “le consistenti migrazioni interne del secolo scorso, che hanno interessato prevalentemente la direttrice dal Mezzogiorno verso il Centro-nord, hanno avuto come effetto una progressiva redistribuzione della popolazione, causando un impoverimento strutturale di intere aree in termini sia di spopolamento sia di depauperamento di risorse umane qualificate”. Nel 2021 la ripresa della mobilità interna ha interessato anche gli spostamenti lungo questa direttrice. Ammontano a circa 112mila i trasferimenti dai comuni meridionali verso quelli settentrionali, in lieve aumento (+3%) rispetto al 2020, ma in deciso calo (-17%) rispetto al periodo pre-pandemico.

La regione del Mezzogiorno da cui si parte di più è la Campania (30% delle cancellazioni dal Mezzogiorno), seguita da Sicilia (23%) e Puglia (18%). In termini relativi, rispetto alla popolazione residente, il tasso di emigratorietà più elevato si ha in Calabria (circa otto residenti per 1.000). Tassi sopra il 6 si registrano per Basilicata e Molise. Le province che perdono più residenti, registrando saldi migratori netti più bassi, sono Crotone (-6,6), Caltanissetta (-6), Vibo Valentia (-5,7), e Reggio Calabria (-5,2).

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La regione verso cui si dirigono prevalentemente questi flussi è, in termini assoluti, la Lombardia (28%) ma, in termini relativi, l’Emilia-Romagna è quella che li attrae di più (quattro trasferimenti dal Mezzogiorno per 1.000 residenti). La provincia del Mezzogiorno da cui si registrano più partenze verso il centro-nord è Napoli in termini assoluti (17mila partenze), mentre Crotone ha il tasso di emigratorietà più elevato: 11 residenti su 1.000. La provincia centro settentrionale che riceve più emigrati dal meridione è Milano (14mila arrivi), ma, in termini relativi, l’area metropolitana di Bologna è più attrattiva (6).

In valore assoluto, le regioni in cui si registra il volume più elevato di iscrizioni e cancellazioni anagrafiche sono la Lombardia (324mila iscrizioni e 310mila cancellazioni), il Veneto (140mila iscrizioni e 133mila cancellazioni) e l’Emilia-Romagna (128mila iscrizioni e 115mila cancellazioni). In termini relativi, invece, la regione che mostra la dinamica migratoria interna più vivace è la Valle d’Aosta, con tassi pari a 37 iscrizioni e 36 cancellazioni per 1.000 abitanti, seguita da Lombardia (33 iscrizioni e 31 cancellazioni per 1.000) e Piemonte (30 iscrizioni e 29 cancellazioni per 1.000).

La regione meno dinamica è la Basilicata con 11 iscrizioni e 16 cancellazioni per 1.000 residenti. Guadagna popolazione il centro-nord, in perdita il Mezzogiorno. In termini relativi i saldi migratori per 1.000 residenti più elevati si hanno in Emilia-Romagna (+3) e nella provincia autonoma di Trento (+2,3), quelli più bassi in Basilicata (-4,7), Calabria (-4,3), e Molise (-3,7). In generale, le regioni del centro-nord mostrano saldi netti positivi (in media, +1,3); quelle del Mezzogiorno riscontrano tutte perdite nette di popolazione (-2,5). A livello sub-regionale, le province più attrattive, con saldo migratorio netto positivo più alto, sono Bologna (+3,7), Ferrara e Piacenza (3,5), Pavia, Monza-Brianza, Ravenna, Trieste e Parma (+3,0).

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