E’ stato ampio il “parterre” di candidati lametini in questa tornata elettorale per il rinnovo del Consiglio Regionale.
Nessuno però si aspettava che a sedersi sugli scranni di Palazzo Campanella a rappresentare la città della Piana sarebbero state due donne: Amalia Bruni e Valeria Fedele.
Di orientamenti politici opposti, la prima del centro sinistra e la seconda del centro destra, hanno lottato fino all’ultimo per avere la meglio sui concorrenti.
La ricercatrice Amalia Bruni ha sofferto la “forfetizzazione” dell’elettorato di sinistra, tre candidati sono un po’ troppi per una legge elettorale che non prevede il ballottaggio per la poltrona di Presidente della Regione né voto disgiunto.
Nella conferenza stampa di commiato, cioè del saluto ai giornalisti dopo il voto ha, con puntiglio, evidenziato che l’impegno politico non si fermerà e darà il suo contributo per la risoluzione delle emergenze che attanagliano i calabresi anche dai banchi dell’opposizione.
La speranza è che non si trovi psicologicamente nella stessa posizione del re del tonno in Calabria, Pippo Callipo, sconfitto per la presidenza per la stessa coalizione della Bruni, che si concesse alla politica ma che poi ritenne di non dover proseguire la sua esperienza all’interno del Consiglio Regionale .
Di esperienza politica diversa Valeria Fedele. Eletta nella lista di Forza Italia ha condotto una campagna elettorale alla vecchia maniera, sul territorio, incontrando tanta gente e confrontandosi giornalmente.
I suoi “leitmotiv” della campagna sono stati, la riconoscibilità politica e la continuità di un percorso amministrativo sul territorio da rappresentare nelle istituzioni.
Sia la Fedele che la Bruni adesso devono identificarsi in pieno nel loro territorio in modo da dare più voce alle tante problematiche del lametino e della città di Lamezia. C’è anche un “contraltare” molto difficile da gestire partendo da un presupposto fondamentale: rappresentano in consiglio regionale l’intera regione e non una piccola porzione.
Sarà facile distinguere il cuore, cioè il territorio di provenienza, con la realtà politica di un lavoro da consigliere regionale?