La Corte dei conti boccia almeno in parte il dl Pnrr così come modulato dalla premier Giorgia Meloni. In particolare le critiche si concentrano sulla riduzione dei fondi destinati alla Sanità – ovvero almeno 1,2 miliardi in meno – e mette in discussione la parte organizzativa, che nella sostanza accentra tutta la gestione su Palazzo Chigi, attraverso le prefetture. Lo fa nella memoria sul decreto Pnrr, depositata in commissione Bilancio alla Camera. La rimodulazione dei fondi per la sanità prevista dal dl Pnrr – secondo cui gli investimenti destinati alla realizzazione del programma ‘Verso un ospedale sicuro e sostenibile’, già finanziati con il Pnc, verranno posti a carico del Fondo ex art. 20 – “riducono l’ammontare complessivo delle risorse destinabili a investimenti in sanità, incidono sui programmi di investimento regionali già avviati e comportano il rinvio dell’attuazione del progetto a quando saranno disponibili spazi finanziari adeguati”.
La Corte dei conti punta il dito sulla sanità
“Di particolare rilievo appaiono gli interventi finanziari sul fronte della sanità. Le norme proposte sono destinate a riflettersi sulla dinamica della spesa per investimenti del settore in misura significativa”, evidenzia la Magistratura contabile. Il riferimento è alla norma, contenuta nel decreto, che dispone che gli investimenti destinati alla realizzazione del programma ‘Verso un ospedale sicuro e sostenibile’, “già finanziati con il Pnc”, vengano “posti a carico del Fondo” ex art.20. “Si tratta di 1.266 milioni”, si aggiunge. “Al riguardo non si può non osservare come, oltre a ridurre l’ammontare complessivo delle risorse destinabili ad investimenti in sanità (l’aver attribuito il finanziamento del programma al Fondo ex art. 20 incide sulle disponibilità per ulteriori accordi di programma) e a incidere su programmi di investimento regionali già avviati, lo spostamento comporta il rinvio dell’attuazione del progetto a quando saranno disponibili spazi finanziari adeguati”, osserva la Corte dei Conti, aggiungendo che “pur previste a legislazione vigente, tali risorse non sono già scontate nel tendenziale e quindi richiederanno apposita copertura. Un allungamento dei tempi che dovrebbe essere valutato alla luce dello stato di attuazione dei progetti attivati e che potrebbero registrare fabbisogni difficilmente rinviabili”. La Corte dei Conti rileva anche come “la norma preveda una ulteriore riduzione dell’ammontare delle risorse destinate ad investimenti, ponendo a carico dell’articolo 20 anche il finanziamento dei maggiori costi dovuti ad incrementi dei prezzi dei progetti che erano a carico del Pnc e che non hanno avuto accesso finora al Fondo opere indifferibili. Anche in questo caso, pur essendo prevista una procedura di selezione accurata (la richiesta regionale, corredata di perizia suppletiva di variante relativa ai maggiori costi e del quadro generale delle distinte fonti di finanziamento destinate agli investimenti interessati è inserita nei Contratti Istituzionali di Sviluppo) le risorse utilizzabili, allo stato non quantificate – osserva la Corte dei Conti – ridurranno ancora i fondi destinati ad accordi e, non essendo già scontate nel tendenziale, dovranno trovare spazi adeguati e apposito finanziamento”.
Rischio “ingorgo” per le cabine presso le prefetture
“L’istituzione delle nuove cabine presso le Prefetture – e degli eventuali nuclei specifici di personale non meglio definiti – è auspicabile sia accompagnata da una chiara e puntuale ridefinizione del perimetro di operatività di ciascuno degli strumenti destinati in vario modo al supporto degli enti locali“, ha detto inoltre la Corte dei conti, evidenziando il rischio di un “ingorgo” organizzativo. Secondo la Corte dei Conti, è necessario differenziare “compiti, ruoli, responsabilità e modalità di raccordo con le strutture di governance nazionale”. Ciò al fine di “evitare – si spiega – che il conseguimento dell’obiettivo di miglioramento dell’efficacia ed efficienza della gestione del Pnrr a livello territoriale possa essere messo a rischio da un ingorgo di moduli organizzativi differentemente strutturati che finirebbe per disorientare le amministrazioni locali e disincentivare l’utilizzo delle diverse forme di supporto e assistenza a disposizione”.Prendendo in esame le due misure per aumentare l’efficienza dei soggetti attuatori del Piano sul territorio, la Corte evidenzia, tra l’altro, che “la norma non sembra al momento affrontare i problemi di coordinamento che pure si pongono in relazione ai numerosi altri strumenti già attivati ai fini di garantire un accompagnamento degli enti locali nell’attuazione corretta e tempestiva delle progettualità Pnrr e che, alla luce della nuova iniziativa legislativa, non sembrano essersi rivelati pienamente idonei a centrare l’obiettivo”.
(Fonte: TiscaliNews)