Operazione ‘Resa dei conti’ a Lamezia Terme.
Gli uomini della Squadra Mobile della Questura di Catanzaro, coordinati dalla Direzione Distrettuale Antimafia della Procura di Catanzaro, con il Procuratore Aggiunto dott. Vincenzo Capomolla e il Procuratore della Repubblica dott. Nicola Gratteri, hanno dato esecuzione all’ordinanza di custodia cautelare in carcere, emessa dal G.I.P. del Tribunale di Catanzaro nei confronti di Davoli Antonio, cl. 66, Iannazzo Pietro, cl.75, IANNAZZO Vincenzino, cl.54 e Cannizzaro Domenico, cl.66, in quanto ritenuti gravemente indiziati del concorso, a vario titolo, nel duplice omicidio di Torcasio Giovanni, cl. 64 e Matarasso Cristian, cl. 78, rimaste vittime di un agguato mafioso consumato a Lamezia Terme il 29 settembre 2000.
I destinatari del provvedimento cautelare, tutti esponenti di vertice delle cosche federate della ‘ndrangheta lametina, IANNAZZO – CANNIZZARO – DA PONTE, sono già detenuti, alcuni anche nel regime dell’art. 41 bis ord. pen., a seguito delle condanne riportate in relazione al procedimento penale 1002/16 RGNR ( c.d. operazione “Andromeda”) che ha riguardato la cosca di ‘ndrangheta “IANNAZZO-CANNIZZARO-DAPONTE”.
LA RICOSTRUZIONE
In particolare, le indagini hanno permesso di ricostruire le fasi ideative ed esecutive del cruento fatto di sangue anche grazie alle dichiarazioni di diversi collaboratori di Giustizia, uno dei quali indagato per il medesimo delitto, che hanno trovato puntuale riscontro negli accertamenti condotti dalla Squadra Mobile di Catanzaro, delineandosi il ruolo di Iannazzo Vincenzino e Cannizzaro Domenico, soggetti al vertice delle rispettive famiglie, quali mandanti dell’evento omicidiario, e di Davoli Antonio e Iannazzo Pietro, quali esecutori materiali del delitto.
Il delitto veniva consumato al termine di un lungo inseguimento iniziato nel centro di Lamezia Terme e concluso, dopo circa 3 km, nei pressi del bivio Carrà Cosentino, allorché i killer, Davoli Antonio e Iannazzo Pietro, alla guida di una moto di grossa cilindrata precedentemente rubata, raggiungevano le vittime, attingendoli con numerosi colpi di pistola.
Nella circostanza, Matarasso Cristian decedeva nell’immediatezza, mentre Torcasio Giovanni, che aveva anche tentato una disperata fuga, moriva durante il trasporto in ospedale.
Il movente del duplice omicidio risiedeva, in quel particolare periodo storico, nella volontà delle cosche confederate IANNAZZO e CANNIZZARO – DAPONTE di vendicare gli omicidi di Iannazzo Francesco cl. 51 e Cannizzaro Giuseppe cl. 38 e, al contempo, prevenire ulteriori azioni omicidiarie ai loro danni, desunti dal tentativo, all’epoca, di Torcasio Giovanni di rinforzarsi attraverso la ricerca di nuovi alleati.