Lamezia Terme – Comitati e associazioni attive nella tutela della Sanità lametina, hanno diffuso una nota stampa in cui stigmatizzano l’asserito attivismo dle sindaco di Catanzaro Sergio Abramo sulle tematiche economico sociali decisive per la città di Lamezia.
«Ora – scrivono Nicolino Panedigrano e Riccardo Viola per il Comitato Salviamo la Sanità del Lametino, Felice Lentidoro per Cittadinanzattiva, Concetta Perri per il Tribunale del Malato, Giuseppe Gigliotti per il Comitato Malati Cronici, Nadia Donato per l’Associazione Senza Nodi, Salvatore De Biase per l’Osservatorio Sociale San Nicola e Basilio Perugini per il Comitato 4 Gennaio – è il turno del destino del nostro ospedale in seguito alla sentenza della Corte Costituzione che ha dichiarato illegittime le due leggi regionali che regolamentavano l’integrazione delle due aziende ospedaliere di Catanzaro, quella universitaria e quella del Pugliese Ciaccio.
La prima legge, varata e votata all’unanimità nel 2019, aveva inserito nel progetto di integrazione anche il nostro ospedale, ed era stata impugnata dal Governo sia per violazione dei poteri del Commissario al Piano di Rientro, sia per violazione della legge nazionale sull’autonomia delle Università, sia per quanto riguardava l’inserimento nella integrazione anche del nostro ospedale.
La seconda era una furbata dell’allora Presidente del Consiglio Regionale, Tallini, che nottetempo aveva fatto approvare dalla sua maggioranza consiliare una legge definita fantasiosamente di “manutenzione” normativa (quasi si trattasse di ristrutturare un condominio!), con la quale si abrogava il comma della prima legge che prevedeva l’inserimento del nostro ospedale nella integrazione delle due aziende ospedaliere catanzaresi, si diceva formalmente che erano abrogate anche il resto delle disposizioni, ma poi quelle stesse disposizioni concernenti l’integrazione dei due ospedali catanzaresi venivano riproposte pari pari nel testo di quella nuova legge di “manutenzione”».
Un disegno, quello attribuito a Tallini, che non è andato a buon fine.
«Ma il Governo – è scritto nella nota – ha impugnato anche la sua “manutenzione normativa” ed ora la Corte Costituzionale si è pronunciata con la sentenza n. 50 del 2021, dichiarando l’illegittimità costituzionale sia della sua “manutenzione”, che della legge regionale del 2019.
E il Sindaco Abramo è subito corso ai ripari per cercare di portare a casa un risultato che possa arrivare alla fusione delle due aziende ospedaliere di Catanzaro, lasciandone fuori e abbandonando quello di Lamezia al suo attuale destino di ospedale da spolpare».
Secondo i firmatari della nota «Abramo sta infatti cercando di divulgare e avvalorare sui mass-media la versione che la Corte Costituzionale abbia stabilito con quella sentenza che la legge regionale del 2019 fosse illegittima perché, e addirittura soltanto perché, aveva previsto l’inserimento del nostro ospedale nella fusione dei due hub catanzaresi.
Al contrario la Corte Costituzionale su questo inserimento non si è pronunciata affatto, perché ha solo deciso che, avendo la legge furbata di Tallini abrogato il comma della legge del 2019 che lo prevedeva, non c’era più materia su cui la Corte dovesse pronunciarsi e non ha quindi affatto spiegato quale sarebbe stata la sua decisione nel caso in cui quel comma non fosse stato abrogato.
Abramo, che non ha alcuna competenza in materia, deve pertanto abbandonare le sue pressioni sul Commissario al Piano di Rientro e soprattutto lasciar stare le questioni che riguardano Lamezia. Anche perché secondo la stessa Corte Costituzionale il Governo nel suo ricorso in concreto lamentava l’illegittimità dell’inserimento del nostro ospedale nella fusione solo per il fatto che tale inserimento non fosse “contemplato dal Piano di Rientro dal disavanzo sanitario regionale” del 2016/2018.
E siccome quel Piano di Rientro è abbondantemente scaduto, tocca dunque a noi lametini agire per far cambiare idea al Commissario Longo sul nuovo piano e fargli inserire nella fusione dei due hub catanzaresi anche il nostro ospedale, con una sua vocazione e con servizi e prestazioni di caratura regionale, che è proprio quanto (silenziati per diversi e non gradevoli motivi Tallini e gli altri) l’iperattivo Abramo sta tentando disperatamente di evitare.
A quanti di noi ancora insistono a voler star fuori da questa corazzata sanitaria che si sta costruendo a venti/trenta chilometri da noi, credendo così di difendere una autonomia persa oltre dieci anni fa e sperando di ottenerne un qualche vantaggio per il nostro ospedale, va pazientemente spiegato che questo stato di separazione ci ha finora fruttato solo perdite di servizi e reparti, che esso conviene a chi ci vuole tenere fuori da questo mega hub e che, come chiunque è assediato, non possiamo credere di poter sopravvivere per sempre in quello stadio, ma dobbiamo – conclude la nota – puntare a rompere e vincere l’assedio».