Lamezia Terme – L’ufficializzazione da parte del sindaco Paolo Mascaro del primo caso accertato di contagio da coronoavirus anche in città, oltre alla comprensibile preoccupazione, sta suscitando accese discussioni tra i lametini e sui vari canali social.
La ragione risiede nel fatto che, anche se solo per pochi minuti, sull’albo pretorio del sito web comunale è apparsa l’ordinanza che prescrive la quarantenza obbligatoria fino al prossimo 29 marzo della persona risultata positiva con tanto di nome, cognome, data di nascita e indirizzo di domicilio.
Immediato è scattato il passa parola, la diffusione delle foto sia della persona che della famiglia e i messaggi audio di chi millanta di sapere come stanno “realmente” le cose. E’ evidente che alla già delicata fase emotiva che si sta vivendo la pubblicazione, a nostro avvivo, risulta inopportuna in quanto va ad alimentare ulteriore allarme sia tra i vicini di casa che tra i conoscenti e tra i residenti di quella specifica zona.
A riportare uno spiraglio di chiarezza, ad onor di cronaca, sui social si legge anche il commento di uno dei figli dell’uomo che dichiara di essere negativo al test e di trovarsi “rinchiuso in casa dal 5 marzo”.
E’ evidente che in una situazione di emergenza come quella che stiamo vivendo è assolutamente necessario rispettare regole e diritti personali e che l’Amministrazione comunale lametina farebbe bene a dare ai competenti uffici istruzioni e direttive specifiche al fine di evitare che in futuro possano ripetersi situazioni analoghe.
Per avere maggiori informazioni abbiamo contattato l’avv. Sergio Tomaino, esperto privacy del Consiglio nazionale consumatori utenti del Ministero dello sviluppo economico.
“Il regolamento UE 679/2016 ha rafforzato le tutele sul trattamento dei dati personali. In particolare é vietato trattare i dati particolari (sensibili) quali sono quelli che riguardano la salute”- ci conferma. Il GDPR prevede che tali dati possono essere trattati solo previa autorizzazione dell’interessato prevedendo anche alcune particolari deroghe quale il motivo di interesse pubblico nel settore di sanità pubblica“.
L’avv. Tomaino rispondendo alla nostra domanda, infine, chiarisce: “Colui che tratta o pubblica i dati particolari altrui senza consenso è punito con una pena da 6 a 24 mesi di reclusione ed è altresì responsabile civilmente e quindi soggetto ad una eventuale richiesta di risarcimento danni”.
Chiarito il punto concernente l’obbligatorietà o l’opportunità di pubblicare dati sensibili, sarebbe necessario comprendere meglio la situazione. Capire cioè se la persona ha contratto il virus in città oppure se ha soggiornato di recente nelle aree del Nord più a rischio, da quanto tempo eventualmente si trova in quarantena domiciliare volontaria e se, in caso di rientro in Calabria, ha provveduto ad iscriversi nell’apposito registro della Regione che nei giorni scorsi ne ha diposto l’obbligo per chiunque arrivi in Calabria, o vi abbia fatto ingresso negli ultimi quattordici giorni, dopo aver soggiornato in zone a rischio epidemiologico.
Fare chiarezza, anche su circostanze, è indispensabile per tranquillizzare i cittadini e mettere fuori gioco gli odiatori seriali e gli imbecilli che utilizzano ogni minima ambiguità per diffondere panico e insulti gratuiti.
Lamezia, dati anagrafici e indirizzo del primo contagiato pubblicati sul sito web del Comune
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