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domenica, 24 Novembre, 2024
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Lgbtq+ e associazioni cittadine sono scese in piazza per sostenere la legge

Tanti ragazzi con le bandiere arcobaleno, molti giovanissimi. Tutti diversi, ma insieme, uniti per chiedere l’approvazione della legge Zan contro i reati omotransfobici. Reggio c’è e con un colorato raduno in piazza Italia partecipa alla manifestazione nazionale intitolata “Non un passo indietro”, slogan che allude al tentativo di modificare ancora al ribasso l’attuale disegno di legge fermo in Senato.

«Non intendiamo più accettare altri compromessi – dice Michela Calabrò, presidente di Arcigay “Due mari” – lo scontro politico e ideologico si è inasprito anche a sinistra, gli ultimi emendamenti che si stanno proponendo alla legge li riteniamo pericolosi perché la indeboliscono e la svuotano di sostanza e significato. Come movimento abbiamo bisogno che questo testo venga approvato così com’è. L’Italia – continua Calabrò – è uno dei pochi paesi europei a non essersi dotato di una legge contro l’omotransfobia e in questo momento il nostro parlamento ha una grande occasione, quella di dimostrare a tutti e tutte di esser un paese all’altezza dei diritti e non lasciare nessuno indietro».

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Tenuta delle Grazie 13_6_2024

La piazza reggina è un trionfo di segni visivi di diritti e civiltà. A sostare davanti all’immagine di Patrick Zaki esposta sulla facciata di palazzo San Giorgio ci sono tanti preadolescenti, forse qualcuno sta scoprendo adesso la propria omosessualità e potrebbe aver visto il vergognoso video dove due ragazzi gay venivano insultati perché si scambiavano effusioni sul lungomare. Quanto sarà importante per il loro futuro sapere che lo stato li tutela da odio e aggressioni? «Credo che questa legge abbia anche una forza pedagogica – risponde Michela Calabrò – e potrà creare cultura e cambiare la mentalità. Serve uno strumento di condanna per gli atti di discriminazione ma c’è anche necessità di prevenzione. Nelle scuole sempre più spesso ci chiedono la nostra presenza ma abbiamo bisogno di strumenti per creare le basi educative che garantiscano ai ragazzi di vivere senza che nessuno si senta diverso».

Testimonial dell’evento reggino sono stati anche gli artisti, dai poetici e divertenti Pagliacci Clandestini alla popolare drag queen Doretta, che ha presentato gli attivisti della manifestazione (Agedo, Non una di meno, Rete 25 novembre, Articolo Uno, Potere al Popolo, per citare solo alcune delle associazioni che hanno aderito). Mirella Giuffré, presidente cittadina di Agedo – gruppo che rappresenta i genitori e amici di persone omosessuali – ha rivendicato la richiesta di «diritti, non privilegi, quelli esistono oggi proprio perché qualcuno non ha diritti». Mentre Giulia Buonvicino, giovane transgender, nel suo intervento spiega: «Siamo considerati degenerati, una minoranza delle minoranze ma la nostra unica colpa è voler scegliere come definirci, chiedere il diritto di autodeterminarci nei nostri corpi e nelle nostre libere soggettività non binary attraverso una normativa adeguata e non obsoleta come quella attuale».

Non è un caso, per questa iniziativa organizzata in oltre 50 città italiane, la scelta della data di oggi, giornata della famiglia. «E’ anche nostra festa – ha detto Mirella Giuffré – i nostri figli sono parte del mondo non un mondo a parte, invece l’opposizione a questa legge arrivano proprio dallo stato che dovrebbe tutelarli da odio e violenze, una legge che forse non è stata nemmeno letta da chi la critica con argomentazioni assurde sull’identità gender». Nelle previsioni del dl Zan, in continuità con la data dedicata alle famiglie “tradizionali” il vicino 17 maggio diventerà anche in Italia ricorrenza istituzionalizzata contro l’omotransfobia, un piccolo passo verso l’abbattimento di steccati nelle relazioni sociali. Ma la bandiera scelta stasera a Reggio come simbolo della battaglia unitaria per i diritti è quella degli asessuali, a righe orizzontali con nero, grigio bianco e viola. «Dedico a loro questa serata – afferma Michela Calabrò – perché in un mondo dove tutto è sesso, sono i più discriminati».

Per organizzare la mobilitazione la comunità Lgbtq+ si è confrontata in lunghe riunioni, non senza dissensi e scontri d’idee. Ma quello che conta è essersi ritrovati uniti per un obiettivo più importante delle opinioni individuali. La presenza in piazza di femministe e lesbiche (da loro nel dibattito nazionale sulla legge Zan sono arrivati messaggi divisivi) compatte e sulla stessa barricata delle persone transgender nel promuovere l’approvazione del dl, è un segnale forte contro ogni strumentalizzazione. Per rivendicare che si sta da una parte sola.

A dare un contributo in piazza Italia c’erano pure una rappresentante delle “panchine civili” che da qualche settimane stanno contaminando di letteratura due luoghi cittadini teatro involontario di vandalismo e omofobia. Una lettrice ha recitato il sonetto 121 di Shakespeare (uno dei testi distrutti dai nazisti nel rogo del 1933), dove il grande poeta ricorda che “perso è ogni valor sincero perché creduto colpa non dal nostro sentire, ma dal giudizio d’altri”. E in risposta all’odio, presto nella città dello Stretto, aggiungendosi a quella rossa contro il femminicidio e quella bianca di Gramsci, potrebbe apparire anche una panchina dei diritti arcobaleno.

Isabella Marchiolo

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