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venerdì, 22 Novembre, 2024
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Marziale (Osservatorio minori) lancia l’allarme su un nuovo dramma legato alla guerra tra Russia e Ucraina

Il dramma della guerra in Ucraina porta con sé altri drammi. Come quello legato al traffico di minorenni fiorente in tutto il mondo. A lanciare l’allarme è Antonio Marziale, sociologo e presidente dell’Osservatorio sui diritti dei minori e in passato garante per l’infanzia della Regione Calabria. Fondato nel 2000, con sede a Milano, l’osservatorio, un vero e proprio comitato scientifico formato da sociologi, psicologi e avvocati che studiano i rischi per l’infanzia proponendo soluzioni anche sotto il profilo giuridico, si è battuto, ad esempio, per una maggiore tutela dei bambini sui media, contribuendo all’approvazione di leggi in materia. Ma i rischi maggiori sono legati ai rapimenti di bimbi anche in tenera età.

“Servono maggiori controlli alle frontiere – dice all’AGI Marziale -. Le zone di frontiera, i possibili valichi dovrebbero essere cinturati, cosa impossibile perché l’Europa non ha più confini fra stati membri e l’Ue non è attrezzata sotto i profili dell’ordine pubblico. Vale lo stesso per l’Italia, perché mancano uomini e mezzi”.
Marziale teme che la presenza alle frontiere ucraine di profughi diretti verso l’Unione Europea possa alimentare la tratta dei bambini, un mercato gestito da una rete senza scrupoli che vende minorenni con finalità diverse. “Si va dalle adozioni illegali – dice Marziale – che tutto sommato rappresentano il male minore, a cose più turpi come lo sfruttamento sessuale e il traffico di organi. I bambini sono attesi dai trafficanti ai varchi, non si dà loro la possibilità di percorrere un chilometro oltre la frontiera perché sono là, pronti ad agire, presentandosi come volontari. Spesso si tratta di coppie che non danno nell’occhio, rubano i passaporti alle madri, costringendole a rimanere schiavi. È molto più che un rischio: è una certezza. A dirlo sono tutte le storie di guerra, anche se non abbiamo dati. Donne e bambini – sostiene Marziale – sono bottini di guerra per ragioni diverse. Le donne sono un trofeo o sono destinate alla prostituzione, i bambini sono un business”.

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Si tratta di situazioni che si possono verificare anche in Italia? “L’Italia – risponde Marziale – rispetto alla pedopornografia e al turismo sessuale, è uno dei paesi più esposti. Non bisogna dimenticare che il nostro paese detiene il primato mondiale di turismo sessuale, ci sono uomini che vanno in paesi dove è facile abbordare i più piccoli. E le ultime statistiche rese note mettono l’Italia al primo posto. Un paese con questo primato non può essere escluso da questi meccanismi. Abbiamo un’Italia bella, ma abbiamo anche queste cose. Oggi abbiamo l’emergenza Ucraina, qui arrivano bambini soli, ma anche in riferimento all’immigrazione dall’Africa si può dire la stessa cosa. I bambini che scompaiono finiscono in mano ai caporali e alle mafie. C’è una rete internazionale con un prezziario”. Il mercato, secondo Marziale, è anche alimentato dalla burocrazia degli stati.

“Il nostro sistema di adozione – dice – è lento e dispendioso. Diventa conveniente pagare 150.000 euro a un’organizzazione pur di avere un figlio a tutti i costi. Grazie a documenti falsi le coppie vanno poi all’estero, vivono lì per qualche anno, poi tornano dicendo che nel frattempo è nato il bambino mascherando l’adozione illegale. Purtroppo, manca un sistema di controllo, non c’è un censimento dei minori. Proprio oggi il presidente del Tribunale dei minorenni di Milano, Carla Maria Gatto, denuncia che enti e associazioni non segnalano i bambini presi in carico. Manca una banca dati della popolazione minorile nell’era di internet. In Italia scompaiono migliaia di bambini. Mancando anche a livello internazionale un sistema istituzionale di controllo, il contributo – osserva il presidente dell’Osservatorio – viene dato dalle organizzazioni non governative. È un marasma in tutta l’Europa, l’Italia non è il solo paese ad avere questo problema. La mancata organizzazione di un’Europa efficace sotto il profilo della sicurezza riguarda tutti i paesi membri. L’euro non può essere il solo collante dell’Unione. Colleghi sociologi francesi denunciano gli stessi problemi”.
Riguardo al caso specifico dell’Ucraina, Marziale dice: “Con paesi come l’Ucraina ci sono rapporti istituzionali per le adozioni legali, ma si tratta di rapporti difficili, figli di un’impostazione rigida dei loro governi che frappongono difficoltà”.
(Agi)

FonteAgi

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