La Maturità 2022 volge al termine, e non c’è esame di Stato che può essere archiviato senza la tradizionale rassegna di strafalcioni, errori e orrori che ogni anno il portale Skuola.net colleziona grazie ai racconti delle ragazze e dei ragazzi che sono stati protagonisti dei colloqui o che hanno semplicemente assistito alle interrogazioni. Da quest’anno, infatti, è tornato il ‘pubblico’ agli orali dopo due anni di contingentamento causa pandemia e quindi sono aumentati i ‘delatori’. E, come sempre, a commettere clamorosi scivoloni non sono stati solo i maturandi.
A monopolizzare la scena, quest’anno, sono sicuramente gli abbagli letterari. Che non hanno risparmiato neanche i pilastri della letteratura italiana. Verga e Pascoli sono stati gli autori protagonisti dell’analisi del testo nella prima prova scritta? Allora uno studente ha pensato bene di fonderli insieme durante l’orale, attribuendo la novella “La Lupa” (di Verga) proprio al suo “collega” di maturità Pascoli. Una “combo” simile è stato poi il capolavoro di un altro maturando, che ha associato la poesia “La Capra” a Italo Svevo anziché al suo legittimo proprietario, Umberto Saba.
C’è anche chi ha affermato che il Mastro Don Gesualdo di Verga fosse un nobile. Peccato che facesse parte del ciclo dei vinti. Per un candidato, invece, “la zara” – citata da Dante nella Divina Commedia – sarebbe stata “il gioco preferito dalle anime del Purgatorio” e non, come avrebbe dovuto dire, una metafora con cui il “Sommo Poeta” descrive lo stato d’animo degli stessi abitanti del Purgatorio. Un altro, parlando di Pirandello, invece dell’Epifania dei suoi personaggi – ovvero la presa di coscienza della loro condizione, che interviene spesso nelle sue opere – ha chiamato in ballo la Pasqua. Se fosse stata una questione cronologica, poco male: ballano giusto pochi mesi tra una festa e l’altra; peccato che il significato sia tutt’altro.
Immancabile, come ogni elenco di strafalcioni che si rispetti, Gabriele D’Annunzio. Sarebbe stato banale definire il poeta vate un “estetista”: uno strafalcione di cui si sono effettivamente macchiati parecchi maturandi. Ma una candidata ha voluto strafare: pur partendo sul percorso giusto – chiamandolo correttamente “esteta” – ha poi preso una deriva rovinosa, sottolineando come questa sua peculiarità fosse legata al suo pallino per l’aspetto fisico dei suoi personaggi, che lo portava a descriverli nelle sue opere come dei veri “patiti dei trattamenti di bellezza”. Tornando così sul concetto di estetista tanto caro alle varie generazioni di studenti costrette a sottoporsi al rito della Maturità. Forse avrebbe fatto più bella figura replicando il più classico degli orrori da esame.
Anche se il vero apice, probabilmente, lo ha raggiunto un altro “diplomando”. Nel suo caso, più che di strafalcione, si potrebbe parlare quasi di vilipendio a un caposaldo della nostra storia letteraria: il monumentale “L’Infinito” di Giacomo Leopardi. Nella versione della lirica del poeta di Recanati che ha incamerato la sua mente, la “siepe, che da tanta parte dell’ultimo orizzonte il guardo esclude” in realtà era un semplice “cespuglio”.
Gli scivoloni di carattere storico, altro must di ogni orale di maturità, non sono stati da meno. Stavolta molte “amnesie” si sono concentrate sul ventennio fascista. Per una studentessa, prima di diventare leader del Partito Fascista, Benito Mussolini era stato uno dei vertici non del Partito Socialista ma di quello Comunista. Lo stesso Mussolini che, secondo un altro ragazzo, sarebbe morto per decapitazione (come durante la Rivoluzione Francese) e non per fucilazione. Mentre, facendo un passo indietro, un maturando ha (erroneamente) individuato in Emanuele I – denominazione già di per sé troppo generica, potendo significare vari personaggi storici – e non nell’arciduca Francesco Ferdinando d’Austria la vittima dell’attentato di Sarajevo del 28 giugno 1914 , ovvero la scintilla che portò allo scoppio della I Guerra Mondiale. Un evento non proprio secondario nella storia del Novecento.
Ancora più imperdonabile la confusione che in alcuni colloqui orali ha avvolto le varie fasi dell’Olocausto. Che a volte si è trasformata in buio totale. Qualcuno è arrivato a sostenere che gli ebrei furono oppositori del Nazismo. Qualcun altro ha detto che Liliana Segre, tra i simboli viventi di quel periodo, fu vittima della segregazione razziale nei campi di concentramento perché “di colore”. E alla domanda “Cos’è l’Olocausto?”, una commissione si è sentita rispondere così: “E’ quando i russi…”. Per fortuna un professore ha interrotto lo studente prima che potesse infilarsi in un labirinto senza uscita.
Anche l’Educazione civica – disciplina da affrontare obbligatoriamente durante l’orale di maturità – ha mietuto parecchie vittime. Tra le cadute più fragorose la convinzione da parte di un candidato che David Sassoli, ex presidente del Parlamento europeo deceduto a inizio 2022, sia ancora in vita. Ma soprattutto il candore con cui una ragazza ha confessato di non sapere chi fosse Sergio Mattarella: in questo caso c’è da sperare che si sia trattato di un brutto scherzo giocato dalla tensione da esame. Cosicché, risulta quasi scusabile un altro studente che, rammaricato, ha ammesso di aver confuso durante la sua interrogazione il Governo con il Parlamento. O un altro che ha ricondotto l’origine della legge marziale al poeta romano Marco Valerio Marziale, ingannato dalla curiosa assonanza. Peccato che l’etimologia sia riconducibile a Marte, Dio della guerra.
Ma, come detto, anche le commissioni hanno contribuito ad arricchire l’elenco degli strafalcioni. Proprio da un quesito di Educazione civica è partito un botta e risposta tra un docente e una studentessa che, più di altri episodi, ha fatto vacillare la credibilità della categoria. Si parlava di istituzioni europee e, a un certo punto, l’insegnante ha chiesto: “Dove si trova la Commissione Europea?”. La ragazza non si è fatta cogliere impreparata: “A Bruxelles”, ha prontamente risposto. Ma il professore è andato oltre: “E dove si trova Bruxelles?”. Anche qui la risposta è stata immediata: “In Belgio”, ha detto la giovane. Al che il docente è balzato sulla sedia: “Ma no signorina, è nel Lussemburgo!”. Se solo si fosse fermato un passo prima.
Nella maggior parte dei casi che rientrano a pieno titolo nel bestiario della Maturità 2022, però, i prof hanno dato il peggio di sé dal punto di vista comportamentale. E’ come se, quest’anno, molti commissari non avessero proprio voglia di restare a scuola oltre la fine delle lezioni. Esempi lampanti ne sono, almeno stando ai racconti dei maturandi, una presidente di commissione che, durante un colloquio, ha fermato il candidato dicendo: “Basta con questo esame, devo andare via che ho un appuntamento”.
O un altro suo collega che, mentre lo studente stava tentando di concentrarsi, si è alzato e si è andato a prendere un caffè. O, ancora, un terzo presidente che si è tolto le scarpe durante l’esame, peraltro senza indossare i calzini. Molte segnalazioni, poi, riportano di docenti “dormienti” durante le prove. E che dire di un commissario che avrebbe portato a scuola con sé i nipoti, lasciandoli liberamente scorrazzare in aula durante la prova di un malcapitato maturando.
“Non c’è Maturità senza la tradizionale rassegna degli strafalcioni che Skuola.net si premura di raccogliere a futura memoria. Perché, di fronte a una scarsa preparazione o ad improvvisi vuoti di memoria, la fantasia degli studenti travalica ogni confine. Così, oltre a dei grandi classici, ogni volta si aggiungono nuove vette di immaginazione. Ma il clima (in tutti i sensi) da esame ha giocato brutti scherzi anche ai commissari che, complice il caldo con cui hanno dovuto combattere durante le prove orali, si sono prodotti in considerazioni da ‘cartellino giallo’ e atteggiamenti per i quali solitamente mettono sul banco degli imputati i propri alunni. Ma, in fondo, anche questo è il “bello” dell’esame. Ormai ridotto a poco più di un rito di iniziazione, visto che la valutazione ricalca a grandi linee la media dei voti raggiunta al termine del triennio”, così Daniele Grassucci, direttore di Skuola.net.
(Adnkronos)