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mercoledì, 26 Febbraio, 2025
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Naufragio migranti a Cutro, Monsignor Savino: “Si faccia luce e verità su tutte le stragi di Stato”

“Sulla questione dell’immigrazione ci stiamo giocando la democrazia, la civiltà. Si faccia verità su tutte le stragi di Stato, da Lampedusa a Cutro”. Lo ha detto monsignor Francesco Savino, vescovo di Cassano all’Ionio e vicepresidente della Cei, partecipando alla veglia di preghiera sulla spiaggia di Steccato di Cutro per commemorare i 94 migranti morti nel naufragio di del 26 febbraio del 2023. “Dopo due anni – ha aggiunto monsignor Savino – non possiamo dimenticare. Ogni dimenticanza diventa complicità, organica a chi non ha compreso che la questione migranti non va affrontata con un atteggiamento securitario, che vede sempre e comunque nel fratello e sorella immigrati un problema e non una risorsa. Al di là di ogni appartenenza, sulla questione dell’immigrazione ci giochiamo una democrazia più matura e compiuta, la civiltà. La storia ci insegna che ogni popolo è figlio dell’incontro di culture diverse, ma ho la percezione, per non dire la certezza, che la storia non ci sta insegnando nulla.

Stiamo riportando le lancette della storia ai tempi più bui- ha proseguito. Quando sento parlare oggi di deportazione, quando vedo le immagini di fratelli e sorelle in catene, mi chiedo: dove siamo arrivati? Non ci ha insegnato nulla la banalità del male? Oggi mi preoccupa il male della banalità, mi preoccupano contiguità, attiguità e atteggiamenti organici a chi crede che i fili spinati ed i muri siano la soluzione ai problemi della storia”.

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“Invito tutti – ha detto ancora il vicepresidente della Cei – a diventare soggetti capaci di capovolgere quello che sta accadendo qui e altrove in questo frangente della storia. La sfida si chiama proprio integrazione. Gli immigrati sono fratelli, amici, compagni con i quali costruire una società alta ed altra, una società dei diritti non dell’indifferenza”. Monsignor Savino, rivolgendosi infine ai superstiti ed ai familiari delle vittime del naufragio, ha chiesto loro “perdono, così come feci inginocchiandomi – ha detto il presule – davanti alle bare nei giorni successivi alla strage”.

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