Reggio Calabria – Beni per 1 milione di euro sono stati sequestrati dagli uomini della Dia, dello Scico e della Guardia di Finanza di Reggio Calabria, coordinati dalla Procura nazionale antimafia e dalla Procura della Repubblica reggina, ad Antonino Mordà, 52 anni, imprenditore.
L’uomo è coinvolto nell’operazione “Energie Pulite” che, nell’ottobre del 2020, aveva portato al sequestro del patrimonio riconducibile allo stesso imprenditore e ad altre due persone, Antonino Scimone, 46 anni, e Pietro Canale di 42.
Il patrimonio era costituito da 18 imprese con sede sia in Italia sia all’estero, nonché da 18 immobili, 7 automezzi, un’imbarcazione da diporto, 10 orologi di pregio (Rolex, Paul Picot, Baume & Mercier), disponibilità finanziarie e rapporti bancari/assicurativi, per un valore complessivo stimato in circa 50 milioni di euro.
Scimone è stato rinviato a giudizio per svariate ipotesi di reato, tra cui concorso esterno in associazione mafiosa, dirigenza di un’associazione finalizzata al riciclaggio ed al reimpiego, nonché all’intestazione fittizia di beni, all’emissione ed utilizzo di fatture false, funzionali ad agevolare l’attività di infiltrazione occulta negli appalti pubblici della ‘ndrangheta, verso la quale era drenate imponenti risorse.
Gli ulteriori accertamenti investigativi a carico di Antonino Mordà, rinviato a giudizio per associazione di stampo mafioso, trasferimento fraudolento di valori, estorsione, bancarotta, usura e reimpiego di denaro di provenienza illecita in attività economiche e finanziarie – reati in diversi casi aggravati dall’aver agevolato gli interessi della ‘ndrangheta – avrebbero permesso di individuare ulteriori beni di lusso e denaro contante riconducibili a lui anche se formalmente nella disponibilità di congiunti.
Da qui l’emissione del provvedimento di oggi, in base al quale sono stati sequestrati 27 orologi di lusso di grandi firme (Rolex, Tudor, Patek Philippe, Cartier, Audemax Piguet), un anello con pietre preziose griffato Nardelli e 147.000 euro in contanti, in banconote di taglio da 500 e 200 euro, ritenuti di provenienza illecita.
La figura criminale dei tre era emersa nel corso dell’operazione “Martingala”, condotta nel febbraio 2018 da personale della Dia e della Guardia di Finanza di Reggio Calabria con l’esecuzione di un provvedimento di fermo emesso nei confronti di 27 persone, ritenute responsabili a vario titolo dei reati di associazione mafiosa, riciclaggio, autoriciclaggio, reimpiego di denaro, di beni, di utilità di provenienza illecita, usura, esercizio abusivo dell’attività finanziaria, trasferimento fraudolento di valori, frode fiscale nonché associazione per delinquere finalizzata all’emissione di false fatturazioni e reati fallimentari. Nella stessa occasione era stato effettuato il sequestro di 51 società, 19 immobili e disponibilità finanziarie per un ammontare complessivo di circa 100 milioni di euro.
Le indagini avevano evidenziato l’esistenza di un articolato sodalizio criminale dedito alla commissione di gravi delitti, con base a Bianco (RC) e proiezioni operative non solo in tutta la provincia reggina, ma anche in altre regioni italiane e persino all’estero, i cui elementi di vertice erano stati identificati in membri delle famiglie Barbaro “I Nigri” di Platì, Nirta “Scalzone” di San Luca ed in Antonio Scimone, considerato principale artefice del meccanismo delle false fatturazioni e vero “regista” delle movimentazioni finanziarie dissimulate dietro apparenti attività commerciali.