Settantasette anni di carcere. Questa la pena inflitta ai sette imputati per ‘ndrangheta che tra il 2013 e il 2015 insieme ad altri hanno messo sotto scacco le province di Padova, Vicenza e Venezia. Sotto accusa il “clan” dei fratelli Bolognino: Michele, condannato in abbreviato e Sergio, condannato oggi alla pena record di 20 anni, entrambi direttamente collegati alla cosca Grande Aracri e già in carcere in seguito alle sentenze del processo Aemilia.
Le condanne
La Procura qualche settimana fa aveva chiesto una pena complessiva di 65 anni. Oltre a Sergio Bolognino il tribunale collegiale di Padova presieduto da Marina Ventura ha condannato a 16 anni e 6 mesi e a 12mila euro di multa il braccio destro di Bolognino, Antonio Genesio Mangone. Nove anni e 4 mesi e 9500 euro di multa all’imprenditore padovano Luca De Zanetti, 8 anni e 10 mesi al calabrese Stefano Marzano, 5 anni e 4 mesi per il padovano Emanuel Levorato, 8 anni e 10 mesi per il trevigiano Antonio Gnesotto, 8 anni e 10 mesi per Francesco Agostino. Alla Regione Veneto è stato riconosciuto un risarcimento di 400mila euro che si sommano ai 500mila già risarciti, per la stessa inchiesta, in abbreviato. Al ministero dell’Interno sono stati riconosciuti 300mila euro, alla Presidenza del Consiglio dei Ministri sono stati risarciti 100mila euro, alla Cgil il risarcimento è di 20mila euro.
Operazione “Camaleonte”
Tutto trae origine dall’indagine, denominata “Camaleonte”, condotta dai carabinieri di Padova e Guardia di Finanza di Venezia, su coordinamento della Dda di Venezia. Nel 2019 aveva portato agli arresti di oltre 50 persone, molte delle quali già condannate in abbreviato a pene complessive per oltre 116 anni. L’inchiesta era partita nel 2013 in seguito alla denuncia di un imprenditore trevigiano che era stato picchiato davanti alla sua ditta di Galliera Veneta.