Il Tribunale di Catanzaro ha emesso un’ordinanza di custodia cautelare in carcere, su richiesta della locale Direzione Distrettuale Antimafia e Antiterrorismo ed eseguita dal ROS e dal Comando Provinciale Carabinieri di Vibo Valentia, nei confronti di 11 soggetti, indagati (in particolare 8 in carcere, di cui 1 in Ungheria, e 3 destinatari della misura interdittiva del divieto di esercitare attivitĆ imprenditoriali o uffici direttivi di persone giuridiche) per associazione di tipo mafioso, riciclaggio internazionale, trasferimento fraudolento di valori, truffa internazionale e altri reati. L’operazione continua quanto fatto nell’ambito del processo “Rinascita-Scott” che aveva consentito, nel 2019, di individuare 334 individui collegati alla ‘ndrangheta. Lāindagine – sviluppata in un articolato contesto di cooperazione internazionale di polizia e giudiziaria con autoritĆ ungheresi, cipriote, francesi, danesi e britanniche e giudiziaria con il coordinamento di Eurojust – si ĆØ avvalsa inoltre della collaborazione dellāUnitĆ di informazione finanziaria (UIF) della Banca dāItalia e del supporto finanziario dal progetto @ON.
I nomi degli 11 indagati
In carcere
Giovanni Barone 53 anni nato a Roma residente a Milano
Basilio Caparrotta 61 anni di SantāOnofrio
Basilio Caparrotta 51 anni di SantāOnofrio
Gerardo Caparrotta 54 anni di Vibo Valentia
Giuseppe Fortuna 45 anni di Tropea residente a Filogaso
Giuseppe Fortuna 59 anni di Vibo Valentia
Gaetano Lo Schiavo 34 anni di Pizzo
Edina Margit Szilagyi 55 anni nata a Budapest
Divieto di esercitare la professione
Saverio Boragina 70 anni di Vibo Valentia
Annamaria Durante 46 anni nata a Vibo Valentia residente a Milano
Eva Erzsebet Szilagyi 53 anni di Budapest
Lāoperazione costituisce prosecuzione dellāindagine Rinascita-Scott, eseguita il 19.12.2019 dal ROS che – oltre a fornire ulteriore conferma dellāunitarietĆ della āndrangheta, al cui interno le articolazioni territoriali (locali/āndrine) godono di unāampia autonomia operativa, seppur nella comunanza delle regole e nel riconoscimento dellāautoritĆ del crimine di Polsi (RC) – aveva consentito di ricostruire gli assetti della āndrangheta presenti nel vibonese, attingendo 334 indagati ritenuti responsabili, a vario titolo, per associazione di tipo mafioso, omicidio, estorsione, usura, fittizia intestazione di beni, riciclaggio, detenzione di armi, traffico di stupefacenti, truffe, turbativa dāasta, traffico di influenze e corruzione.
Lāodierna indagine – corroborata da intercettazioni e propalazioni di diversi collaboratori di giustizia – ha documentato lāappartenenza allāarticolazione territoriale di āndrangheta attiva su SantāOnofrio (VV) di quattro soggetti uno dei quali, per agevolare le attivitĆ di riciclaggio in favore della cosca, ha costituito una serie di societĆ di diritto italiano, ungherese e cipriota, fittiziamente intestate a terzi soggetti. In tale contesto ĆØ stato colpito da mandato dāarresto europeo un avvocato ungherese risultato intestatario del 50% delle quote societarie di una delle predette societĆ . Sono state anche ricostruire le dinamiche sottese ad una truffa, consumata nel 2017 dallāarticolazione mafiosa, a danno di investitori omaniti che hanno versato la somma di 1 milione di euro dietro la promessa di ottenere il 30% delle quote di una societĆ cui era riconducibile un compendio immobiliare in Budapest. Ć stato eseguito un sequestro preventivo finalizzato alla confisca di beni e societĆ per un valore di circa 3 milioni di euro (il provvedimento ha riguardato 5 societĆ immobiliari (4 delle quali sedenti a Budapest e una a Milano), 2 immobili a Pizzo (VV), uno yacht intestato a una societĆ ungherese, 4 veicoli immatricolati in Italia nonchĆ© rapporti finanziari e conti correnti italiani e ungheresi).
Lāesecuzione del mandato dāarresto europeo ĆØ stata garantita dal supporto della Direzione Centrale della Polizia Criminale – Servizio per la Cooperazione Internazionale di Polizia (progetto Ican), mentre il sequestro delle societĆ e dei conti localizzati in Ungheria ĆØ coordinato da Eurojust e, nellāambito del reciproco riconoscimento dei provvedimenti reali, si tradurrĆ in un congelamento di beni. Gli indagati sono da considerarsi non colpevoli fino a sentenza di condanna divenuta irrevocabile.