Avrebbe dovuto trovarsi ad Africo per lavorare come operaio forestale per “Calabria Verde”, ente strumentale della Regione, ma gli investigatori della Guardia di finanza di Catanzaro agganciavano la cella del suo telefonino a Roma, dove in effetti si trovava. E’ accusato di non avere mai lavorato in cinque anni N.B., di 57 anni, originario di Melito di Porto Salvo, nei confronti del quale il gip di Catanzaro ha disposto il sequestro preventivo di oltre 93 mila euro. Insieme a lui sono indagati tre suoi superiori, G.C., di 68 anni, capo squadra di Calabria Verde, ed i capi operai P.R., di 69 anni, e A.R., di 54. Da gennaio 2017 a maggio 2022 i superiori di N.B. avrebbe attestato falsamente la sua presenza in servizio nei periodi in cui in realtà l’operaio era assente.
Dagli accertamenti effettuati dalla Questura di Roma – riporta l’Ansa – è emerso che N.B., pur risultando dipendente di Calabria Verde, dimorava stabilmente nella capitale e si recava in Calabria solo per brevi periodi, per lo più in occasione delle festività. E anche quando si trovava in Calabria “non si recava mai al lavoro”, scrive il gip Chiara Esposito nel decreto di sequestro preventivo.
“Tali condotte – afferma ancora il giudice – venivano perpetrate con la complicità degli altri indagati. In particolare, G.C., responsabile diretto di N.B., compilava e sottoscriveva i rapporti giornalieri di cantiere, mentre P.R., capo operaio, compilava e sottoscriveva il listino paga mensile e controfirmava il rapporto giornaliero di cantiere”. Analogo comportamento in favore di N.B. sarebbe stato adottato dall’altro capo operaio, A.R.. Tale condotta, da parte degli indagati, avrebbe procurato un ingiusto profitto a N.B. “frutto – scrive il gip – del reato di truffa aggravata ai danni dello Stato”.
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