La Regione Calabria ha speso poco meno del 30% dei 500 milioni di euro di fondi nazionali previsti per l’abbattimento delle liste d’attesa nella sanità. Secondo i dati relativi al 2022 forniti da Agenas, l’Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali, la nostra Regione, infatti, è tra quelle che hanno speso meno con il 29%. Peggio hanno fatto il Molise, la regione che si aggiudica il primato negativo avendo investito per le liste di attesa 2,5 milioni di euro ossia solo l’1,7% delle risorse messe a disposizione. Male anche le due isole con la Sardegna che ha impiegato solamente il 26% di quanto destinato mentre la Sicilia il 28%.
Il Servizio Sanitario italiano è certamente uno dei modelli di assistenza medica pubblica presi a riferimento, ma altrettanto certamente soffre di una serie di limiti. Primo tra tutti quello delle lunghissime liste d’attesa che riguardano buona parte delle regioni italiane e che spesso spinge i cittadini a rivolgersi ai servizi privatistici per poter accedere ad una diagnosi celere. Anche nel corso del 2022, le Regioni italiane non sono state in grado di assicurare lo stesso numero di prestazioni che riuscivano a garantire nel periodo antecedente al Covid.
Dietro input dell’ex Ministro della salute Roberto Speranza, sul finire del 2021 l’allora governo Draghi aveva deliberato un incremento di fondi destinati al settore sanitario nazionale di 2 miliardi di euro. Del totale, ben 500 milioni dovevano essere destinati dalle regioni all’abbattimento dei tempi di attesa. Di fatto 165 milioni, dunque all’incirca il 33% dei fondi, sono stati utilizzati per altro nonostante il problema sia diffuso e tocchi gran parte delle regioni, nessuna esclusa.
Sempre secondo Agenas, hanno invece utilizzato solo un terzo dei soldi a disposizione le regioni della Valle d’Aosta (32%), della Campania (35%) e delle Marche (36%). La metà delle somme è stata invece destinata allo scopo dall’Abruzzo, dal Lazio e dalla Provincia di Trento (49%). La percentuale di denaro utilizzata rispetto a quello messo a disposizione è stata invece del 62% in Umbria mentre del 66% in Puglia.
Ci sono poi tre regioni che hanno addirittura speso di più rispetto a ciò che era stato destinato. Si tratta dell’Emilia-Romagna (37 milioni), del Friuli di Venezia Giulia (10 milioni) e del Piemonte (36 milioni). La Liguria ha invece investito esattamente la somma disponibile (13 milioni). Hanno conseguito eccellenti risultati le altre 4 regioni restanti: la Toscana (91% di 31 milioni), la Lombardia (85% di 84 milioni), la Basilicata (81% di 4,5 milioni) ed il Veneto (80% di 41 milioni).