Il 29 ottobre è un giorno importante per il mondo della musica. In questa giornata settantatrè anni fa nasceva Rino Gaetano, uno degli artisti più amati del cantautorato romano. La sua storia iniziava in una piccola casa di Crotone, in Calabria ma poi proseguiva tra le braccia di mamma Roma, la Capitale. È in questa città che nasceva la passione per la musica di Rino, o meglio di Salvatore. Il nome che tutti conosciamo in realtà è solo un nome d’arte, dato da Anna, la sorella dell’artista. Rino a casa era chiamato “Salvatorino” ma Anna amava sempre chiamarlo Rino, per questo motivo il nome divenne poi quello definitivo. La sua carriera inizia per i locali di Roma. È in questi posti che Rino si esibiva con una band chiamata Krounks. All’inizio eseguiva soltanto delle cover, ma il desiderio di Rino era diventare un cantautore. Era però una strada che si contrastava con i progetti che la famiglia aveva per lui. I genitori di Rino volevano assicurargli una strada sicura, per questo motivo lo avevano fatto diplomare in ragioneria per farlo poi lavorare in banca.
Rino però aveva la musica nel cuore e decide comunque di intraprendere la carriera artistica. Solamente qualora avesse fallito come musicista, sarebbe diventato banchiere. Questo era il compromesso che aveva preso con il padre.
Una carriera di successo
Rino quindi inizia la sua carriera da cantautore. Incide i suoi primi brani sotto il nome di Kammamuri’s, in onore di un personaggio del romanzo “I pirati della Malesia“. Il successo però non arriva subito, ma solo qualche anno dopo, nel 1975. È l’anno di “Il cielo è sempre più blu“, una canzone che dura otto minuti e che all’inizio veniva divisa in due parti.
Oggi tutti la cantiamo alle feste, eppure questo brano non è così leggero come sembra. Rino infatti era così: univa melodie semplici e fresche a testi impegnati in cui sfogava la sua rabbia. “Il cielo è sempre più blu” era infatti una critica all’uomo e alle società, ma anche un invito ad andare avanti nonostante tutto.
Rino però inizia ad avere una grande fama nel 1978, partecipando al Festival di Sanremo con “Gianna” un brano che gli assicura il terzo posto e che si rivela un successone. L’artista inizia ad essere conosciuto come “quello che canta Gianna” e la sua canzone viene trasmessa ovunque, dai bar di Roma alle discoteche. il brano diventa una hit che stravolge le classifiche musicali e che assicura un posto all’artista al Festivalbar.
In quegli anni Rino inizia poi a collaborare con dei grandi nomi del mondo della musica, come il paroliere Mogol con il quale scrive delle canzoni; Anna Oxa ed il musicista Riccardo Cocciante con il quale scrive la romantica “A mano a mano“.
Un uomo dall’aria malinconica senza peli sulla lingua
La morte di Rino arriva però come un fulmine a ciel sereno in un incidente d’auto sulla Via Nomentana che si rivela fatale. A soli 31 anni anni l’artista lasciava quindi un grande vuoto nella musica. La sua perdita però era stata come l’avverarsi di una profezia. Rino era morto esattamente come uno dei personaggi della canzone “La ballata di Renzo“, che l’artista aveva scritto nel 1971.
Difficilmente troveremo qualcuno come lui, senza peli sulla lingua e con tante cose da dire, che si nascondeva dietro una tuba nera, una chitarra ed un sorriso malinconico. Rino infatti era questo. Un artista che aveva davvero qualcosa da raccontare, ma che non tutti erano in grado di capire. Un cantautore che con le sue canzoni è diventato un pilastro della musica italiana.