Si è concluso con successo l’intervento per l’applicazione dello stimolatore vagale per la cura palliativa dell’epilessia farmacoresistente all’ex atleta azzurro Salvatore Antibo, applicazione effettuata oggi presso il policlinico universitario di Catanzaro.
Lo rende noto la Lega Italiana contro l’Epilessia (LICE) che in queste settimane ha seguito la vicenda dell’ex atleta di Altofonte, doppio oro agli Europei di Spalato nel 1990, oltre a tre Olimpiadi (argento a Seul nei 10.000 metri), ex primatista italiano nei 5.000 e 10.000 metri e unico azzurro a vincere un oro nella Coppa del Mondo (Barcellona 1989).
Oggi Salvatore Antibo è stato sottoposto all’applicazione di uno stimolatore vagale e non ad un ‘delicato intervento chirurgico al cervello’ come è stato scritto da alcuni media.
Ad eseguire l’intervento per l’applicazione del dispositivo il professor Lavano e la dottoressa Guzzi dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria Mater Domini di Catanzaro.
Lo stimolatore vagale è un generatore di impulsi che si posiziona sottocute a livello della clavicola e che permette di inviare stimoli al nervo vago a livello del collo.
Si tratta di un sistema di cura palliativo delle epilessie farmacoresistenti, che permette in una apprezzabile percentuale di questi casi di ridurre la frequenza e talvolta la gravità delle crisi e spesso anche di migliorare la qualità di vita”.
L’ex atleta azzurro, da anni affetto da una forma epilessia farmacoresistente con una frequenza di crisi plurimensile, era da giugno in attesa di ricovero per l’intervento, poi slittato a causa dell’emergenza Covid.
Operato a Catanzaro l’ex azzurro di atletica Totò Antibo
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