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lunedì, 7 Aprile, 2025
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Operazione antindrangheta: smantellata rete criminale tra traffico di droga e frodi finanziarie

Le forze dell’ordine, compreso il personale della Direzione Investigativa Antimafia e i Carabinieri del Comando Provinciale di Monza, in collaborazione con il Nucleo Investigativo Centrale della Polizia Penitenziaria, hanno attuato le disposizioni di un’ordinanza di applicazione di misure cautelari emessa dalla D.D.A. di Milano. Queste misure cautelari sono state eseguite nei confronti di 18 individui (sette persone in carcere, quattro agli arresti domiciliari, tre con obbligo di dimora e quattro tenute a presentarsi regolarmente alla Polizia giudiziaria). Gli indagati sono coinvolti in vario titolo in attività illegali, tra cui associazione a delinquere legata al traffico di droga, estorsione e una serie di reati finanziari ed economici, il cui ricavato sarebbe stato destinato a sostenere le attività della ‘ndrangheta, in particolare della cosca Morabito-Palamara-Bruzzaniti. L’indagine, avviata nel 2019 e protrattasi durante la pandemia, ha coinvolto 68 individui divisi in due gruppi criminali distinti. Sebbene operassero separatamente per quanto riguarda il tipo di reati – con un gruppo specializzato in reati economico-finanziari e l’altro nel traffico di droga e nelle estorsioni – entrambi erano sotto la direzione di un medico originario della Calabria. Questo medico, oltre ad essere un collaboratore di alcune RSA milanesi, era già stato condannato definitivamente per traffico di sostanze stupefacenti. Inoltre, era il figlio del capo storico della suddetta cosca, attualmente detenuto in regime di 41-bis a seguito di una condanna irrevocabile per associazione mafiosa.

Il primo gruppo coinvolto nell’indagine, composto da professionisti e imprenditori operanti nel centro di Milano, ha perpetrato una serie di illeciti economico-finanziari sofisticati, che includono:

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    • La creazione di un sistema di società fittizie, che esistevano solo sulla carta e che si occupavano esclusivamente dell’emissione di fatture false. L’obiettivo era fornire una “copertura” per transazioni inesistenti, al fine di generare ingenti somme di denaro contante “non tracciato” per conto di terzi clienti. Queste transazioni coinvolgevano bonifici attraverso conti correnti online radicati in banche europee ed extracomunitarie, permettendo il movimento di denaro al di fuori del controllo e monitoraggio delle autorità. Durante le indagini, sono stati sequestrati circa 50.000 euro in contanti, provento di tali attività illecite, e sono stati ricostruiti altri flussi di denaro gestiti dall’organizzazione.
    • La produzione e la vendita di false polizze fideiussorie emesse formalmente da una delle principali istituzioni bancarie nazionali. Queste polizze venivano confezionate per imprese e aziende che non avrebbero mai ottenuto legittimamente tali garanzie, in quanto mancanti dei requisiti di solidità patrimoniale e onorabilità necessari. In un caso specifico, le fideiussioni fasulle erano destinate ad aziende attive nel settore del gioco e delle scommesse, le quali, a causa di restrizioni imposte dalle autorità anti-mafia, non avrebbero mai potuto accedervi legalmente. Queste polizze servivano a garantire l’adempimento degli obblighi contrattuali verso terze parti ignare.
    • La vendita di crediti d’imposta falsi nel settore della “Ricerca & Sviluppo” a società terze. Questi crediti, riconducibili a un’organizzazione criminale con sede a Napoli e composta da professionisti già condannati per reati analoghi, venivano acquistati da altre aziende consapevoli della loro natura fraudolenta e utilizzati per compensare il pagamento di imposte e contributi previdenziali.
    • L’organizzazione di truffe mirate a ottenere finanziamenti e sovvenzioni previsti dalle norme anti-COVID-19, con lo scopo di sottrarre indebitamente fondi statali.

Da una parte, le indagini hanno confermato l’effettivo ricevimento di tali somme, mentre dall’altra hanno impedito, mediante l’intervento tempestivo delle autorità competenti, l’indebita erogazione di fondi e vantaggi economici, stimati intorno a circa 2 milioni di euro. Questi fondi erano destinati a essere distribuiti sotto forma di finanziamenti garantiti e crediti d’imposta, ma per i quali erano state presentate documentazioni artificialmente manipolate. In un caso specifico, al fine di sfruttare una specifica normativa volta a sostenere la capitalizzazione delle società durante la pandemia, erano state create false aumenti di capitale sociale attraverso bilanci contraffatti. Questa operazione è stata facilitata dalla complicità di periti e funzionari pubblici. I titoli esteri di valore incerto e caratteristiche tecniche devianti da quelle previste sono stati utilizzati come parte di questo inganno. Si ritiene che l’organizzazione abbia reinvestito i proventi dei reati menzionati, in particolare quelli perpetrati ai danni dello Stato, nella creazione di nuove imprese commerciali insieme ad altri individui sospettati di avere collegamenti con la ‘ndrangheta. Queste nuove società avrebbero operato in vari settori, tra cui l’edilizia sfruttando i vantaggi dell’ECOBONUS, la raccolta e il riciclaggio dei rifiuti, il commercio di carburante e nel campo della grande distribuzione.

Il secondo gruppo criminale, invece, ha commesso diversi reati legati all’importazione, all’acquisto, al trasporto e alla vendita sul mercato del Nord Italia, comprese le zone di Milano, Torino e altre province, nonché in Calabria. Questi reati includevano il traffico di centinaia di chili di sostanze stupefacenti come cocaina, eroina, marijuana e hashish. Il gruppo gestiva anche attività di recupero crediti utilizzando le tipiche modalità adottate dalle organizzazioni mafiose, talvolta ricorrendo all’uso di armi. A tal fine, il gruppo disponeva di basi logistiche e operative, come un magazzino a Paderno Dugnano, dove i membri potevano incontrarsi e conservare la droga. Inoltre, utilizzavano telefoni cellulari intestati a terze persone, cambiati regolarmente e usati per le comunicazioni relative alle attività illegali. Utilizzavano anche autovetture per il trasporto della droga, spesso noleggiate appositamente per questo scopo o messe a disposizione da uno dei sospettati. Durante l’indagine, sono stati ricostruiti inoltre i canali di approvvigionamento internazionali. In una delle operazioni di consegna intercettate, è stato possibile arrestare in flagranza il corriere e sequestrare 5 chilogrammi di eroina, originariamente destinati al mercato calabrese. Sono stati registrati numerosi casi di commercio di stupefacenti, con un totale di 50 chilogrammi di eroina, 150 chilogrammi di marijuana e circa 50 chilogrammi di hashish provenienti dalla Spagna, dall’Austria e dall’Albania. È emersa anche l’apertura di un canale di vendita di cocaina proveniente dal Perù e dal Brasile, destinata ai membri di una rinomata famiglia della ‘ndrangheta. Attualmente sono ancora in corso le perquisizioni nelle zone di Milano, Monza Brianza, Pavia, Varese, Novara, Alessandria, Messina e Foggia presso abitazioni e aziende presumibilmente legate ai soggetti coinvolti, con il supporto di unità cinofile specializzate nell’individuazione di valuta della Guardia di Finanza.

 

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