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sabato, 25 Gennaio, 2025
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Per l’omicidio a Bovalino di Giancarlo Polifroni si indaga su contrasti in narcotraffico

Proseguono le indagini dei Carabinieri del Gruppo e della Compagnia di Locri per dare un nome al killer Giancarlo Polifroni, il 50enne assassinato giovedì sera davanti alla sua abitazione a Bovalino dove si trovava agli arresti domiciliari. L’uomo potrebbe essere stato ucciso per una vendetta o regolamento di conti tra trafficanti di droga. Sembra essere questa, pur non escludendo altre ipotesi, la pista privilegiata dagli investigatori. Polifroni era stato condannato in passato a 17 anni di reclusione per l’omicidio di Antonio Speranza, di 28 anni, ucciso il 13 marzo del 1997 perché, secondo l’accusa, non avrebbe saldato un debito di circa 300 mila lire contratto per l’acquisto di sostanze stupefacenti.

Ad agire, secondo quanto emerso dai primi riscontri investigativi, sarebbe stato un solo sicario armato di pistola semiautomatica di medio calibro che ha sparato almeno 4 o 5 colpi di pistola da distanza ravvicinata contro la vittima, raggiunta in parti vitali all’altezza del busto. L’omicidio è stato commesso a pochi metri di distanza dall’ingresso dell’abitazione della vittima, situata in una traversa poco illuminata della centrale via Dromo. Un particolare su cui gli investigatori hanno posto particolare attenzione, non escludendo che la vittima potesse conoscere il suo assassino e che per questo fosse fuori dall’abitazione. Polifroni era stato arrestato nel 2006, dopo un lungo periodo di latitanza iniziata proprio nel 1997 dopo l’omicidio di Speranza. La condanna nei suoi confronti per quel delitto era stata emessa in contumacia nel 2004.

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La vittima, secondo gli investigatori, era vicino a persone, anche all’estero, ritenute affiliate a potenti clan della ‘ndrangheta ed è rimasto coinvolto in alcune operazioni contro il narcotraffico tra cui, in particolare, “Stupor Mundi” e “Imelda”. Non è escluso che nei prossimi giorni il fascicolo sull’omicidio di Polifroni possa passare dalla Procura di Locri alla Direzione distrettuale antimafia di Reggio Calabria.

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