La parabola del generale Saverio Cotticelli, commissario straordinario per la Sanità calabrese, finisce con l’unico vero colpo battuto dal carabiniere in pensione: le sue dimissioni. Quasi due anni di nulla (è stato nominato commissario il 7 dicembre 2018 dal governo Conte I composto da Lega e Cinque Stelle con Giulia Grillo ministro della Sanità), terminati in maniera tragicomica davanti alle telecamere di RaiTre con l’autodenuncia di non conoscere il proprio ruolo.
Ma dire che le responsabilità siano solo del commissario non sarebbe corretto. La politica regionale, in questi anni, ne ha richiesto la rimozione solo per fini elettoralistici (gran parte delle volte), perché gestire la più grande impresa della Calabria, la sanità pubblica appunto, è un bacino di voti enorme.
Il Cura Italia riaffida poteri alla Regione
Cotticelli ha le sue responsabilità, ovvio, ma non possiamo non notare alcuni passaggi. Nel Decreto Cura Italia, il primo varato allo scoppiare dell’emergenza Covid in Italia, il governo e il ministero della Salute affidavano alle Regioni la possibilità di attuare misure straordinarie per la pandemia in accordo con le strutture commisariali dove fossero presenti. E la Calabria rientrava in questa casistica.
Si ricorderà che, proprio in quei giorni, la compianta governatrice Jole Santelli imperversava su tutte le emittenti nazionali parlando di sanità. Sembrava, dunque, che il commissariamento alla Sanità fosse superato nei fatti.
Il Piano emergenziale fatto da Santelli e Cotticelli
Ed ecco il vulnus: il governo della Regione Calabria doveva, di concerto con il commissario alla Sanità Cotticelli e con la vice Crocco, redigere un piano straordinario per l’emergenza Covid.
Cosa che Santelli e Cotticelli fecero insieme, come comunica l’ufficio stampa della Regione Calabria, l’11 marzo 2020.
«Il Presidente Jole Santelli – queste le parole della nota di quel giorno – in accordo con il Commissario Straordinario Gen. Saverio Cotticelli e con il supporto del Dipartimento Salute, ha approvato il piano che prevede l’attivazione di 400 posti letto di terapia intensiva e subintensiva per le aree nord, centro e sud della regione».
A leggere, dunque, sembra esserci una pax sulle competenze in nome della lotta al Covid. Come è giusto che fosse.
A riprova che la politica stesse riprendendo il controllo della situazione Sanità si aggiunge un’altra nota. Il 21 marzo 2020, la governatrice Santelli annunciava che in Calabria sarebbero stati aggiunti, immediatamente, 80 posti alle terapie intensive.
«Un ringraziamento particolare va al Commissario Straordinario del Governo per l’Emergenza Covid 19, il dottor Domenico Arcuri e al dottor Antonio Agostini, direttore dell’Agenzia Demanio – diceva la Santelli in una nota stampa – per aver contribuito in modo fattivo affinché questo progetto possa vedere la luce in tempi brevi».
Questa è la dimostrazione che, a dialogare con il governo centrale, era direttamente la Regione Calabria.
Le mancanze dopo il Decreto Rilancio e gli attriti fra Cotticelli e la Santelli
Facciamo un balzo in avanti, a ieri sera esattamente. Davanti alle telecamere di RaiTre, Cotticelli dice di aver scritto al ministro della Salute Speranza a giugno per capire chi dovesse redigerlo questo benedetto piano per l’emergenza Covid. Lo stesso generale aggiunge che il ministro gli ha risposto solo ad ottobre e che poi è stato emanato il nuovo Decreto Calabria che, di fatto, prolunga l’attuale commissariamento.
Detto questo, Cotticelli, come attestano le urla della sua vice Maria Crocco nel servizio andato in onda, scopre solo ieri di essere lui a dover redigere formalmente il piano.
Sempre Cotticelli, però, nell’intervista dimentica una cosa importantissima: ricordare che il 10 ottobre aveva consegnato le proprie dimissioni perché, parole sue, non ci stava «a fare da capro espiatorio» e annunciava l’intenzione di parlare con Speranza per illustrare «un quadro gravissimo che definisce gli attacchi nei confronti della struttura commissariale intollerabili e frutto di menti raffinate».
Abbiamo bisogno di un altro sbalzo temporale per continuare a raccontare questa triste storia. Il balzo lo facciamo a maggio 2020, quando viene emanato dal governo centrale il Decreto Rilancio.
L’articolo 2 del Decreto Rilancio dice che i nuovi posti di Terapia intensiva devono essere riorganizzati dalle Regioni e che se non lo faranno allora la competenza sarebbe passata direttamente al Ministero della Salute.
Forse che, alla base di quelle dimissioni di Cotticelli (che la scomparsa della Santelli ha di fatto congelato), ci fosse un aspro scontro con la governatrice della Calabria? Purtroppo la Santelli non può fornire la sua versione dei fatti.
Ma un passaggio molto importante si legge nella lettera che proprio la Santelli ha inviato al premier Conte, il 13 settembre, dove spiega che un nuovo piano per l’emergenza Covid è stato varato «su richiesta dei commissari» e che sia «stato predisposto da quest’ultimi senza alcun coinvolgimento dell’ente e varato dal Ministero competente».
Alla fine di tutta questa terribile vicenda, quindi, emergono responsabilità e coinvolgimenti ad intermittenza della Regione e della struttura commissariale. Un conflitto che pagano i cittadini della Calabria.
Francesco Cangemi