Presentato questa mattina il sedicesimo Rapporto Bcc Mediocrati sul tema L’economia in provincia di Cosenza. Dinamiche congiunturali e sistema del credito, concretamente curato da Demoskopika (dal direttore Nino Floro, dal presidente Raffaele Rio e dai ricercatori Pino Giordano, Rosario Ponziano, Annalisa Martelli e Laura Miceli).
PALDINO
In presentazione del report, sottolinea il presidente del Credito cooperativo Mediocrati Nicola Paldino come l’impatto del Sars-Cov-2 sull’economia reale fotografi «una crisi epocale, inaspettata e senza precedenti» che sta peraltro «incidendo profondamente sul tessuto economico e produttivo». In percentuali, il blocco produttivo durante il lockdown «ha interessato il 45% delle aziende» a fronte di un 43% d’aziende quasi fermo, con smartworking in grande spolvero, e di «significative riduzioni di fatturato, in media del 50%» che hanno ridotto ai minimi termini gli indicatori di fiducia nel domani da parte degli imprenditori. Al contempo, Paldino mette in luce la sostanziale «stagnazione dei livelli occupazionali», rimarcando come le azioni attese debbano avere il requisito dell’urgenza, ma anche risultare «mirate per compensare le attuali condizioni del mercato e il forte calo della domanda».
FLORO
Nella sua premessa, Floro per Demoskopika traccia intanto due livelli d’analisi formulati nel rapporto: il primo relativo alle principali componenti macro e microeconomiche del “sistema Cosenza”, il secondo connesso a un’«indagine continuativa a un campione d’imprese cosentine» su indicatori congiunturali e nello specifico del report 2020, inevitabilmente, sull’impatto del Coronavirus, attraverso lo specifico focus a sua volta scandito in una prima (scenari economici generati dall’emergenza sanitaria) e in una seconda parte (valutazioni sull’impatto della pandemia operate da chi fa impresa).
E anche Nino Floro pone in evidenza, a fianco delle dinamiche produttive, reddituali e occupazionali in picchiata, anche il drammatico acuirsi della sfiducia nel futuro: l’indicatore in tema di fiducia da parte degli imprenditori «subisce un crollo verticale senza precedenti di 37,7 punti» toccando un poco confortevole minimo storico.
PIÙ OCCUPATI
I cinque capitoli dell’indagine si soffermano in modo analitico sulle dinamiche del sistema economico locale, la congiuntura economica, il sistema del credito e le relazioni banca/impresa e, conclusivamente, recano un focus sugli effetti della pandemia sul sistema economico.
Tra gli indicatori, rincuora il parziale apprezzamento dell’occupazione: dal 42,9% della forza-lavoro del 2018 al 43,5% dell’esercizio finanziario passato (+0,6%, al cui interno l’unico microdato di tendenza opposta è il -0,5% nel setttore costruzioni); nella gran parte dei casi, peraltro – 71,1% – il numero d’occupati è rimasto invariato. Positivo pure il +0,8% nel 2019 rispetto al 2018 in termini di valore aggiunto complessivo a prezzi correnti, sostanzialmente in linea con le dinamiche regionali (+0,7).
CALANO PREZZI E FATTTURATI
Sul fronte dei fatturati,smottano di brutto (anno 2019 rispetto al 2018) comparti come l’industria e artigianato (-26,5%) o il commercio (-19,4%), in realtà però contenendo le perdite rispetto a flessioni assai più ampie registratesi nell’esercizio finanziario precedente. Ulteriore flessione (dal 28,9% del 2018 al 28,7% del 2019) delle aziende che hanno realizzato investimenti.
E i prezzi di vendita di prodotti e servizi? Per il 21% delle imprese del Cosentino sono calati; solo per il 14,9% s’è registrato un incremento dei prezzi.
CROLLA LA FIDUCIA
Saldo negativo quello tra natalità e mortalità d’imprese nel primo trimestre di quest’anno (463 aziende di Cosenza e provincia hanno chiuso i battenti, a fronte della perdita di 310 imprese nel medesimo periodo del 2019; marcata la sofferenza delle ditte individuali); segna decisamente il passo l’export (-16% nel periodo gennaio/maggio 2020 rispetto al medesimo periodo dell’anno precedente; trend proporzionalmente negativo nel Cosentino, ossia -8,6%, nel primo trimestre di quest’anno).
Rispetto al «clima di fiducia» degli imprenditori, fra i parametri che concorrono al severissimo scivolamento dal 90,8% di fiducia del 2019 al 53,1% di quest’anno concorre pesantemente il 26,9% di fiducia appena per quel che attiene all’andamento complessivo dell’economia calabrese.
Più in genere, comunque, tutti i parametri vanno nella medesima direzione: investimenti, occupazione, ricavi, liquidità restituiscono un quadro che nel suo complesso non fa ben sperare.
MENO PRESTITI
Si rinnova il decremento (-3,4%) dei prestiti a Cosenza e provincia: e se in rapporto alle famiglie il saldo resta invariato, a pesare è il -6,6% dei prestiti alle aziende nel 2019, a zavorrare ulteriormente margini di dinamismo e di ripresa economica francamente già ridotti al lumicino. Non che non esistano motivi validi: gli istituti di credito sono frenati da una rischiosità già assai elevata al Sud in genere e in Calabria, nel cui scacchiere poi il 37,5% delle sofferenze bancarie si concentrano proprio all’ombra del Pollino.
E pure il “percepito” conta, anche in questo caso in negativo: per il 44,1% del campione nell’ultimo anno il costo del denaro è aumentato, con tanti saluti al Quantitative Easing e alle politiche monetarie espansive della Banca centrale europea.
Naturalmente la crisi del comparto-credito non risparmia le Bcc: nel Cosentino sussistono oggi solo due Banche di credito cooperativo (erano 9 solo dieci anni fa), e gli sportelli sono praticamente dimezzati, planando a 26 (nel 2018) dai 51 registrati nel 2009.
TEMUTISSIMO COVID-19
Gli imprenditori del campione sondati da Demoskopika, poi, cristallizzano il proprio «ranking delle paure» in modo di scuola: come ben esplicitato nel focus sull’impatto del Coronavirus sul sistema economico, per uno straripante 62,1% degli interpellati il “nemico pubblico numero uno” è la possibile ripresa dell’emergenza sanitaria, comunque tallonata dal temibile mix di pressione fiscale e accertamenti (60,4%). Sempre a un livello notevole la preoccupazione per le inefficienze della Pubblica amministrazione, comunque (36,4%) non paragonabile ai due grandi timori citati in precedenza. Del resto, solo il 5% del campione ritiene sufficienti le contromisure messe in campo dal Governo centrale in favore delle aziende.
Gli “scogli” nell’attività imprenditiva resi ancor meno circumnavigabili dalla pandemia? Produzione ed erogazione di servizi (difficoltà elevata secondo il 70,6% degli imprenditori interpellati), il rispetto di scadenze come bollette e affitto (62,4%), il pagamento delle spettanze ai dipendenti (57,7%).
Mario Meliadò