No a speculazioni e caro energia. Coldiretti Calabria è scesa in piazza per richiamare l’attenzione sulla situazione che vede moltissime aziende del comparto a rischio chiusura. In migliaia, tra allevatori e agricoltori, hanno partecipato ai sit-in che si sono tenuti a Cosenza, Catanzaro e Reggio Calabria. Ai prefetti è stato consegnato un documento con proposte e soluzioni per arginare il declino di uno dei settori di punta dell’economia calabrese.
“Siamo stremati”, “Noi lavoriamo altri speculano”; “i nostri prodotti vengono pagati sotto il costo di produzione” “Noi lavoriamo nelle stalle energia alle stelle”: sono solo alcuni degli slogan scanditi o impressi sui cartelli che hanno fatto da corollario alla mobilitazione. Una situazione di diffusa sofferenza che non risparmia l’intero settore zootecnico.
“Il comparto -afferma Franco Aceto, presidente di Coldiretti Calabria – conta complessivamente circa 15.000 aziende, con allevamenti ubicati per lo più in aree montane e svantaggiate che, occupano oltre 30mila lavoratori e garantiscono produzioni di qualità e presidio del territorio. I dati però sono eloquenti: ad esempio il grano, costa agli agricoltori 400 euro ad ettaro in più, mentre per i produttori di olio extravergine d’oliva e di vino i costi medi di produzione sono aumentati del 12%. Ma il boom dei costi energetici riguarda anche il riscaldamento delle serre per piante e fiori con rincari del 30% e i vivai che sono oggi costretti a produrre praticamente in perdita. Nel giro di un anno la bolletta mensile di un’azienda florovivaistica media è passata, infatti, da 1.700 euro a 6.100 euro. E ad aumentare sono pure i costi per la pesca, con la flotta costretta rimanere in banchina”.
“Le imprese hanno bisogno di stabilità per avere certezze di futuro – conclude Aceto -da qui le richieste al Presidente del Consiglio Mario Draghi, attraverso i Prefetti, per un intervento urgente sui Ministeri competenti che devono mettere in campo velocemente, tutte le azioni necessarie per agricoltori e allevatori”.
(Ansa)