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venerdì, 22 Novembre, 2024
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Processo Pifferi, parte civile: “Ha tradito la figlia per lussuria”. Legale: “Va assolta, non voleva ucciderla”.

Nuova udienza, questa mattina in Tribunale a Milano, del processo ad Alessia Pifferi, la donna accusata di aver lasciato morire di stenti Diana, la figlia di 18 mesi, lasciandola a casa sola per sei giorni. La Pifferi, 38 anni, è in carcere dal luglio di due anni fa. Oggi potrebbe arrivare la sentenza: quasi certamente si tratterà di una condanna. I giudici, togati e popolari, dovranno quindi stabilire la pena da infliggerle, in base al tipo di reato e alle eventuali aggravanti che le saranno riconosciute. Nell’udienza di oggi la Corte d’Assise di Milano dovrà ritirarsi in camera di consiglio per stabilire la sentenza del processo ad Alessia Pifferi. Inizialmente ha parlato l’avvocato di parte civile, Emanuele De Mitri. Poi c’è stata l’arringa dell’avvocata della difesa, Alessia Pontenani. La legale si è sempre molto battuta per il riconoscimento dell’incapacità, totale o parziale, di intendere e di volere della sua assistita.
L’avvocato di parte civile:“Ha tradito la figlia per lussuria”
Il primo a parlare, questa mattina in aula, è stato l’avvocato di parte civile Emanuele De Mitri: “Ci troviamo di fronte a una condotta di natura volontaria, a un caso agghiacciante in cui la responsabilità è chiara a seguito di granitiche prove, mai scalfite dagli esiti dell’istruttoria. In questo processo c’è solo una verità: Alessia Pifferi è colpevole dell’omicidio della piccola Diana, sapeva benissimo che abbandonando la figlia in quel modo ne avrebbe provocato la morte”.
Il legale che tutela gli interessi di Maria Assandri e Viviana, rispettivamente madre e sorella dell’imputata ha aggiunto: “Alessia Pifferi decide autonomamente di lasciare la figlia in casa, mente al compagno e ai familiari su dove è la bambina. Il dubbio sull’imputabilità è stata smantellata dalle perizia che sostiene che era capace di intendere e volere al momento del fatto e questo dato non è superabile da nessun problema cognitivo dell’infanzia o dalla sua poca volontà di studiare da bambina. Non ci sono anomalie comportamentali, non ci sono anomalie che possono inficiare l’istinto materno, non c’è nessun essere che non accudisce i propri bambini”.
“In quest’aula non c’è stato un solo elemento a suo favore. Abbiamo assistito a tentativi di giustificare una condotta omicidiaria, tentativi da commedia dell’arte meschini e gravi tentativi di denigrare la famiglia d’origine: è falso che la madre e la sorella l’hanno abbandonata. Ha tradito la piccola Diana, ha tradito il suo corpo nonostante ci dica che vive per lei. Alessia Pifferi ha accettato il solo esito possibile: la morte”.
“È stata una donna presuntuosa, è stata una donna lussuriosa che ha seguito l’appetito del corpo. Non c’è nessuna responsabilità dei familiari, Maria e Viviana mai avrebbero potuto pensare che Alessia Pifferi abbandonasse la figlia” e per questo l’omicidio “ha un solo responsabile, un solo nome” ha concluso l’avvocato che ha chiesto di non concedere le attenuanti generiche e di liquidare 200mila euro per la madre dell’imputata e 150mila euro per la sorella come danno d’immagine (o 100mila euro ciascuna come provvisionale) per una famiglia che è “già attinta dall’ergastolo del dolore”.

Legale Pifferi: “Va assolta, non voleva uccidere la figlia”
“Non è nostro compito dare giudizi morali su Alessia Pifferi, vi chiedo l’assoluzione. È evidente che non volesse uccidere la bambina”, ha detto Alessia Pontenani, legale dell’imputata. “Alessia ha avuto un’infanzia terribile, è cresciuta nell’abbandono, nell’isolamento morale e culturale. È innegabile che già all’asilo avesse dei problemi”, ha proseguito la legale, iniziando la ricostruzione delle difficoltà della 38enne. “Da bambina ha avuto una crescita problematica, ha tenuto il ciuccio fino a 11 anni e ha dormito fino a all’adolescenza con i genitori. Alessia bambina ha un grave ritardo mentale. Ha subito abusi sessuali e ha avuto un tale bisogno di affetto da diventare pericolosa”, ha elencato Pontenani. E ha sottolineato: “Alessia ha ripetuto lo stesso schema di carenze sulla sua bimba Diana. La piccola è nata prematura con gravi problemi audiometri e non ha mai avuto un pediatra”.
Poi, un’accusa nei confronti della famiglia della sua assistita, raccontando un episodio: “Qualche settimana prima che Diana morisse, la sua mamma le scatta una foto in cui si nota che la bimba ha delle piaghe profonde che salgono dalle ginocchia fino alle parti intime. Invia la foto a sua mamma Maria Assandri che vive in Calabria con il suo nuovo compagno. E le chiede aiuto. La Assandri da Crotone le invia un pacco di pannolini, non le viene in mente di avvertire Viviana chiedendole di andare a vedere cosa stava succedendo, né di chiamare i soccorsi. Il disagio psichico e l’inadeguatezza di Alessia Pifferi era evidente, ma ancora una volta nessuno l’ha aiutata”.
Per l’avvocato Pontenani “Alessia Pifferi ha commesso un solo reato: abbandono di minore. Lei credeva che alla bambina non sarebbe successo nulla. Non la voleva uccidere non esiste giuridicamente l’omicidio legato a una morte per disidratazione. Esiste la morte come conseguenza di un altro reato, cioè l’abbandono di minore”. “Io chiedo – ha ribadito – che lei venga assolta dal reato di omicidio e condannata per morte come conseguenza del reato di abbandono di minore”.

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Cosa rischia
Il pm De Tommasi nella sua requisitoria ha chiesto per Pifferi la condanna all’ergastolo, sostenendo che sia “un’assassina che ha pensato soltanto a tenere in piedi la sua relazione sentimentale e poi a come ottenere uno sconto di pena”. Inoltre ha chiesto che vengano riconosciute le aggravanti del rapporto di filiazione e dei futili motivi e che venga valutata anche la premeditazione.
La parte civile ha dichiarato di appoggiare la richiesta di ergastolo, anche se ha suggerito che in mancanza di questa sentenza, potrebbe evitare di presentare un ricorso in Appello. Mentre la difesa, oltre a esaminare le condizioni psichiatriche e psicologiche dell’imputata, cercherà di far riconsiderare l’atto come un abbandono di minore con morte conseguente ad un altro reato. L’avvocata della difesa, invece, ha richiesto il riconoscimento dell’incapacità, totale o parziale, di intendere e volere della sua assistita, nonostante la perizia psichiatrica disposta dal giudice, firmata dall’esperto Elvezio Pirfo, abbia escluso il vizio di mente.
Il caso della perizia psichiatrica
Per due volte il giudice per le indagini preliminari aveva respinto la richiesta, presentata dalla difesa, di una consulenza neuroscientifica, per accertare se Alessia Pifferi fosse capace di intendere e di volere e quindi processabile.
La richiesta è stata presentata per la terza volta dall’attuale avvocato della donna, Alessia Pontenani, sulla base di una consulenza di parte, basata anche sulle valutazioni di due psicologhe del carcere di San Vittore, che – attraverso i test Wais (Wechsler adult intelligence scale) che permettono di calcolare il quoziente intellettivo – avevano riconosciuto nell’imputata una “scarsa comprensione delle relazioni di causa ed effetto e delle conseguenze delle proprie azioni”. In base alla relazione, Alessia Pifferi “un quoziente intellettivo pari a 40 e quindi un ‘deficit grave, al limite inferiore di questo livello (pertanto tra grave e gravissimo)’”, che non le permetterebbe di riconoscere la sofferenza né di valutare consapevolmente le conseguenze delle proprie azioni. Ma ad ottobre il pubblico ministero Francesco De Tommasi si è opposto alla richiesta della perizia, e ha accusato le due psicologhe di aver manipolato Alessia Pifferi (poi indagate per favoreggiamento, ndr).
Nonostante ciò, la Corte d’Assise di Milano ha comunque richiesto la perizia psichiatrica, che è stata firmata da Elvezio Pirfo, perito del tribunale. “Non essendo dimostrabile – spiegava lo specialista nella perizia – né una disabilità intellettiva, né un disturbo psichiatrico maggiore né un grave disturbo di personalità, è possibile affermare che Alessia Pifferi al momento dei fatti per i quali è imputata era capace di intendere e di volere”.
(Fonte: ilgiorno.it)

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