Le forze di polizia di 14 Paesi, sotto l’egida di Interpol, si sono riunite a Roma per definire insieme la strategia di contrasto alla ‘ndrangheta. Si è svolta, infatti, presso la Scuola di perfezionamento delle Forze di Polizia a Roma (dal 14 al 17 novembre 2022) la 1^ Conferenza dei Focal Point del Progetto I-CAN (Interpol Cooperation Against ‘Ndrangheta).
«La ‘ndrangheta si è fatta holding criminale: non attacca più frontalmente lo Stato – ha spiegato il prefetto Vittorio Rizzi, vice direttore generale della Pubblica Sicurezza e promotore del progetto – è una mafia silente e pervasiva che inquina le economie legali, intossicandole con la corruzione e il riciclaggio. Il tempo che viviamo, ha aggiunto – richiede la massima resilienza delle forze di polizia, che si devono adattare rapidamente agli scenari criminali che mutano rapidamente per massimizzare i profitti, approfittando del progresso tecnologico, dalle criptovalute fino al metaverso».
Nel corso dell’evento è stato presentato dal Centro di Ricerca e Analisi Informazioni Multimediali del dipartimento di Pubblica Sicurezza, insieme a Leonardo spa, il progetto di analisi documentale, già in avanzato stato di realizzazione, che sarà capace di correlare le informazioni di polizia con quelle raccolte sul web, anche in modo automatico. Nell’ultimo stadio della sua evoluzione sarà dotato di capacità predittive.
La condivisione di informazioni ed esperienze è – secondo Cyril Gout, director operational support and analysis di Interpol – la chiave per ottenere successi nel contrasto al fenomeno mafioso. I risultati ottenuti dal progetto I CAN ci invitano, ha sottolineato – ad andare oltre alla normale propensione delle forze di polizia a mantenere nascosti i dati investigativi.
Come ha, poi, spiegato il Procuratore della Repubblica di Reggio Calabria, Giovanni Bombardieri, «la ‘ndrangheta non è un problema italiano ma mondiale: ha assoldato i migliori professionisti per infiltrare le economie legali attraverso i proventi delle attività illecite, dialoga e fa affari con i più pericolosi cartelli criminali in tutto il mondo. Fino a poco tempo fa la cooperazione internazionale di polizia veniva attuata solo nella fase finale delle indagini, nell’esecuzione degli arresti e nella cattura dei latitanti. Oggi il coordinamento avviene molto prima perché occorre portare avanti le indagini contemporaneamente nei vari Paesi del mondo».
Sul questo tema della internazionalità del fenomeno è intervenuto anche il procuratore della Repubblica di Catanzaro, Nicola Gratteri, «La ndrangheta è un fenomeno globale che non si vede, ha detto. Il problema è di tutti e tutti insieme dobbiamo combatterlo in modo efficace».
Cos’è il progetto I CAN
Nato nel 2020, su iniziativa del Dipartimento della Pubblica Sicurezza e del Segretariato Generale di Interpol, il Progetto I-CAN ha l’obiettivo di promuovere la lotta globale alla criminalità organizzata di matrice calabrese, per aumentare anzitutto la consapevolezza della minaccia, attraverso lo scambio di informazioni e di esperienze, partendo dal modello investigativo italiano che per primo ha dovuto fronteggiare la ‘ndrangheta. In poco più di due anni il Progetto ha creato un network che ha consentito la cattura di 36 pericolosi latitanti in tutto il mondo, oltre ad aver favorito il riconoscimento di quegli indicatori utili alle forze di polizia per intercettare l’infiltrazione dell’organizzazione mafiosa negli asset economici e finanziari dei vari Paesi.